Al FRaC di Baronissi “fotografi&fotografie” per celebrare venti anni di attività del museo

Venerdì 17 novembre, alle ore 19:30, sarà inaugurata la mostra fotografi&fotografie che chiude il primo ciclo della rassegna FOTOGRAFIA23, dedicata alle opere fotografiche della collezione del Museo-FRaC Baronissi. Tre opere che testimoniano il lavoro di venti artisti che in occasioni diverse hanno esposto in collettive o in personali nel corso dei venti anni di attività del museo.
L’esposizione curata da Massimo Bignardi e da Carlo Pecoraro propone le opere di Vivian Cammarota, Massimo Capodanno, Antonio Caporaso, Giuseppe Casaburi, Armando Cerzosimo, Enzo D’Antonio, Libero De Cunzo, Aldo Fiorillo, Ico Gasparri, Nicola Guarini, Aurora Maletik, Jacopo Naddeo, Corradino Pellecchia, Pio Peruzzini, Angelomichele Risi, Sara Ragone, Francesco Siano, Franco Sortini, Gianni Zanni.

“Sono particolarmente soddisfatto per l’intensificarsi degli eventi culturali che si svolgono a Baronissi – sottolinea il sindaco Gianfranco Valiante – in particolare per le attività immaginate e realizzate al Museo-FRaC. La rassegna dedicata alla fotografia, unitamente alle altre mostre che sono state allestite nello spazio museale incastrato nell’antico convento francescano, ha raccolto l’interesse di
tanti visitatori e il commento positivo della stampa e dei mezzi di comunicazione. Maggiore soddisfazione poi, è la realizzazione di questa mostra che raccoglie l’intera collezione fotografica del Museo-FRaC. Un piccolo patrimonio di sguardi e emozioni che diventano terreno fertile per la crescita culturale del nostro territorio”.

“L’attività di ricerca e di catalogazione svolta dal Museo-FRaC nell’arco di due decenni di attività – rileva Massimo Bignardi, direttore artistico – ha trovato riscontro nell’organizzazione e nell’allestimento di un numero notevole di mostre retrospettive (ricostruzioni monografiche) e personali (dedicate ad esperienze in corso) promuovendo un processo di acquisizione di opere, per la maggior parte donazioni ma anche di lasciti in comodato. La mostra fotografi&fotografie attesta l’interesse rivolto alla fotografia, in particolare ad una parte non esaustiva delle esperienze e di artisti attivi in area salernitana”.

“Sarà molto interessante (ri)leggere l’insieme della collezione fotografica del Museo-FRaC – osserva Carlo Pecoraro – . Avere in un corpo unico lo sguardo degli artisti che si sono avvicendati nella Galleria dei Frati contribuendo, con le proprie opere, a quel percorso culturale e formativo intrapreso da anni dal Museo. Allo stesso tempo, credo che sia importante chiudere la nostra rassegna guardando a tutti quelli che ci sono stati. Una memoria necessaria per costruire un nuovo percorso”.
In occasione della serata inaugurale sarà presentata la paquette Tracce di vita e di memorie pubblicata dalle edizioni Edizioni dell’Ombra di Serenella Viscido. Si tratta di un lavoro che ha visto insieme Pio Peruzzi fotografo, Gaetano Bevilacqua grafico e stampatore e Massimo Bignardi autore del testo.

È una pubblicazione d’arte: raffinatissima veste editoriale, carte pregiate con tiratura a cinquanta esemplari numerati a mano 1/50-50/50. A coordinare l’incontro tra i tre autori, Carlo Pecoraro. Due eccezionali fotografie in bianco e nero, realizzate e stampate con estremo rigore, sono le opere che Pio Peruzzini ha realizzato per questa plaquette, ulteriore lavoro grafico editoriale di Gaetano
Bevilacqua: due fotografie appartenenti alla serie di scatti fotografici che ha visto l’artista attento ai resti scheletrici di uccelli, esposti nelle sale dei Musei delle Scienze Naturali dell’Università Federico II.

“Colpisce – scrive Bignardi nel testo che accompagna le immagini – del lavoro di Pio Peruzzini la sua capacità di intercettare il sentimento, prim’ancora che l’epifania dell’immagine si compia. La sua fotografia è interessata alla dimensione etica e sembra, in questa esperienza, che rispecchi il senso di un aforisma di Fausto Melotti, dedicato alla rappresentazione del corpo umano e, in generale degli esseri viventi: «L’importante è, non che la tibia e il deltoide siano a posto, ma che quel segno susciti un pensiero».
La grù comune è colta nel gesto di quando allunga il collo in cerca di cibo, lo stesso è per il pellicano bianco, con il becco dalle lunghe mascelle ma privo della sacca che lo fa riconoscere, entrambi fermi nell’atto della vita che la scienza conserva come patrimonio della società per il suo avvenire”.

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