Due settimane separano la Salernitana dall’avvio ufficiale della nuova stagione calcistica, la quinta in serie B dell’era Lotito-Mezzaroma. Senza destare grosse sorprese – considerate le premesse fornite dal precedente quadriennio – le grandi manovre stentano a decollare, instillando nelle legittime attese della tifoseria l’ormai abituale assuefazione a una sorta di snervante disincanto. Lentezze e immobilismo che, complici i tempi biblici del finale di torneo appena archiviato (play out disputati fuori tempo massimo), addirittura lasciano presagire una programmazione ancora più farraginosa e ruminata di quelle registrate nel recente passato.
L’unica, autentica certezza, al momento, è rappresentata dalla sede del romitaggio pre-campionato. Accanto alla quale dovrebbe aggiungersi la discussa conferma del direttore sportivo Fabiani, il cui contratto scade il 30 giugno. Evento che, al netto di analisi politicamente corrette, è stato accolto con scetticismo da una tifoseria sempre più perplessa, convinta da tempo dell’importanza di voltar pagina imposta dagli scadenti risultati sportivi raggiunti in cadetteria dall’ex operatore di mercato del Messina. Una conferma che assume le sembianze di una provocazione, l’ennesima, di Lotito alla piazza, più che una decisione tesa a favorire il decollo di un’ambiziosa strategia calcistica. Un modo per ribadire nettamente che è la proprietà ad indicare la rotta, mentre ai tifosi spetta il compito di accettare silenziosamente la solita minestra pallonara, seppur condita con dosi massicce di pessimismo e insofferenza. Un modus operandi che, inevitabilmente, non aiuta a creare la fondamentale sinergia tra tutte le componenti dell’universo granata, necessaria per bucare quella cappa di mediocrità calcistica e di sfiducia che ha progressivamente annichilito le aspirazioni dei seguaci del cavalluccio.
Elefantiache manovre hanno caratterizzato anche i sondaggi sul futuro allenatore granata. Ricerche che dovrebbe terminare a breve con l’ufficializzazione dell’ingaggio di Giampiero Ventura, buoni trascorsi da tecnico di club, fallimentari quelli alla guida della Nazionale italiana. Leonardo Menichini, che aveva legittimamente sperato in una meritata riconferma, costretto a inghiottire l’ennesimo boccone amaro della sua agrodolce esperienza professionale a Salerno. Amato dalla piazza, protagonista in positivo ogniqualvolta è stato chiamato in causa, ma, ironia della sorte, messo costantemente in discussione e silurato da coloro che, al contrario, hanno solo sporadicamente generato tempeste passionali nel cuore della torcida granata. Insomma, attingendo dai cassetti che custodiscono i proverbi e le massime locali, potremmo tranquillamente sintetizzare lo stato dei lavori con il classico ”le sciabole stanno appese ed i foderi combattono” .
Decisamente complessa, infine, appare la necessaria ristrutturazione dell’organico tecnico da consegnare al prossimo allenatore. Una vera e propria rifondazione è alle porte, una improcrastinabile tabula rasa accompagnerà la consegna in nuove mani del timone del vascello granata. Non sarà semplice liberarsi dei tanti contratti onerosi e pluriennali che appesantiscono il bilancio societario, perché i beneficiari degli stessi, non avendo fornito garanzie (fisiche e tecniche) sul terreno di gioco, non potranno contare su molti estimatori pronti a bussare alle loro porte. Pertanto, volendo attribuire fondatezza ai bellicosi propositi calcistici di Mezzaroma (”Vogliamo la serie A”), il primo investimento economico della proprietà, a perdere perché finalizzato semplicemente a cancellare gli errori compiuti in passato, sarà effettuato per tagliare i calciatori che non possono in alcun modo essere inseriti in un progetto vincente. La loro presenza nella Salernitana futura e i desideri di promozione costituiscono un ossimoro inattaccabile.
Sarebbe solo il primo passo di un’autentica traversata. Perché altri investimenti massicci dovranno essere realizzati per colmare le vistose lacune tecniche palesate da tutti i reparti della rosa.
A cominciare dalla difesa, troppo spesso distratta ed ingenua nelle fasi topiche della stagione e dei singoli match. Urgono ‘mastini’ totalmente affidabili, esperti ma non logori dal punto di vista atletico e fisico, capaci di reggere con personalità l’onda d’urto offensiva degli avversari.
Il centrocampo, pur apprezzando la tempra caratteriale e la disciplina tattica del generosissimo Di Tacchio, dovrà essere completamente rivisitato. Occorrono calciatori che sappiano nobilitare le loro prestazioni con una miscela eterogenea di temperamento, dinamismo, personalità e qualità tecniche ostili al classico compitino a cui abbiamo assistito nelle ultime stagioni. In questo senso, alla voce mestieranti della mediana, molte caselle dovranno essere liberate per favorire l’ingresso di centrocampisti universali ed abili in entrambe le fasi di gioco.
Poco affidabile è anche la batteria degli esterni (bassi, intermedi e alti), soprattutto se il nuovo credo tattico sarà basato sull’imprevedibilità delle due catene laterali (4-3-3/3-4-3/4-4-2).
Nonostante il parziale riscatto esibito nella parte finale della stagione, la fisicità del volitivo Djuric e le caotiche estrosità tecniche di Jallow dovranno essere supportate da attaccanti in grado di colpire con continuità le retroguardie avversarie. Elementi che, oltre a garantire un importante bottino di reti, sappiano giocare con la squadra e aiutarla a proporre una manovra che non regali facili punti di riferimento ai difensori rivali.
Pertanto, a pochi giorni dal via ufficiale del nuovo cimento calcistico granata, della torre normanna con vista sulla massima serie promessa dal serafico Mezzaroma, non s’intravede nemmeno la muratura di base. La conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, del maccheronico e infruttuoso tentativo dirigenziale di trasformare in operatività credibile le spavalderie elargite generosamente sul terreno mediatico. Poco più dell’ormai consolidato velleitarismo gestionale, rispetto al quale la piazza di Salerno, sempre più disillusa, non faticherà ad adottare le conseguenti scelte drastiche partorite nello scorcio finale del campionato appena passato agli archivi.