Aliante nasce nell’inverno del 2013 e si fonda sull’amicizia e sulla collaborazione tra il cantautore salernitano Moreno Naddeo e il chitarrista poli-strumentista Nicola Fierro. Abbiamo chiesto a Moreno di parlarci della loro carriera musicale, partendo naturalmente da cosa li abbia spinti ad intraprendere questa strada, raccontandoci così dei loro progetti passati e, in particolar modo, di quelli futuri.
Grazie alla passione per la musica e alla voglia di mettersi in gioco, nel 2014 il duo si ritrova tra i finalisti del Festival Linea d’Ombra e vince il premio della giuria indipendente del Castellabate Wave Contest. Da qui seguiranno tante altre esperienze musicali, tra le quali la partecipazione al Meeting del Mare nel 2015 al fianco di artisti del calibro di Enzo Avitabile e La Maschera. A cavallo tra il 2016 e il 2017 sono invece in apertura di concerti di numerosi artisti quali Gnut, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz e Daniele Sepe; nel 2018 hanno invece l’occasione di esibirsi dal vivo a Salerno per il concerto del Primo Maggio.
I due portano sul palcoscenico sonorità innovative, dal folk all’alternative rock, riadattate però all’antica tradizione campana e, restando sulla stessa lunghezza d’onda, il 13 aprile 2018 i giovani Moreno e Nicola pubblicano Aliante, una raccolta di canzoni completamente autoprodotta. Al suo interno troviamo il singolo Tela e colori, primo brano degli artisti che verrà poi scelto per la compilation Napoli Sound System, traguardo ambito da moltissimi artisti campani.
A tu per tu con gli Aliante, duo band salernitana. Intervista a Moreno Naddeo
Il nostro racconto musicale e folkloristico ha inizio dal comprendere l’essenza del nome del duo. Aliante, un aeromobile senza motore il quale, con forza e allo stesso tempo leggiadria, sorvola città e territori inesplorato. Così i due artisti intendono e trasmettono la loro musica, come qualcosa di forte, intenso e profondo, in grado di volare diritto al cuore delle persone.
Come, ad opera di chi e quando nasce “Aliante”?
Aliante è un progetto musicale che nasce in un vecchio garage nell’inverno del 2013, da un’idea mia – Moreno Naddeo – che mi occupo della scrittura dei testi e della struttura delle canzoni, e di Nicola Fierro, che invece lavora sulla composizione armonica e si impegna nel trovare quelli che ci piace chiamare “paesaggi sonori”, ovvero dei suoni che riescano ad intrecciarsi con le immagini derivanti dalle parole dei brani. Le canzoni diventano in questo modo il risultato di una simbiosi che si genera dalla condivisione dei nostri processi creativi.
Ciò che ci ha spinto a condividere la nostra passione, oltre la nostra amicizia nata tra i banchi del liceo, è stata sicuramente un’affinità di gusti musicali. Da veri amanti della musica indipendente, sin dalla nascita del progetto, abbiamo abbracciato in pieno l’etica del Do it Yourself, producendo da soli i nostri lavori. Abbiamo pubblicato un primo Ep – una raccolta di canzoni – nel 2018 e adesso siamo a lavoro sul nostro prossimo album.
La vostra musica abbraccia più ambiti, ma in quale di essi vi rispecchiate maggiormente?
Possiamo affermare che Aliante attinge a piene mani dal cantautorato alternativo, in particolare quello internazionale, dal folk, dall’alt rock degli anni 90/2000 e dalle suggestioni sonore dell’ambient e della musica elettroacustica contemporanea.
È, dunque, un miscuglio che difficilmente sapremmo collocare in uno specifico genere musicale.
Quanto c’è della Nostra Terra all’interno delle vostre canzoni?
Molto. Le nostre canzoni spesso derivano da stimoli provenienti da ciò che ci circonda. Quello con la nostra terra è sicuramente un rapporto fatto di alti e bassi: ciò che spesso ti sembra un rifugio ideale, a volte può diventare anche un qualcosa di claustrofobico. In ogni caso, queste contraddizioni contribuiscono a generare numerosi momenti di ispirazione.
Della nostra terra, inoltre, in alcune canzoni, c’è anche il dialetto. È una scelta volta innanzitutto alla valorizzazione di un aspetto culturale per noi molto interessante, in seconda battuta essa deriva dalla straordinaria musicalità che lo contraddistingue.
La cultura e il contesto sociale in cui viviamo influenzano le vostre produzioni musicali?
Assolutamente si. Il nostro ambizioso obbiettivo, attraverso la scrittura di canzoni, è proprio quello di creare dei piccoli documenti che riescano a raccontare i tempi che viviamo.
Il brano “Mare nero” è un chiaro riferimento alle pericolose traversate dei migranti provenienti dalle coste dell’Africa. Da cosa trae ispirazione e quali sensazioni vi suscitato suonarla e cantarla in pubblico la prima volta?
“Mare Nero” è un brano nato di recente, che finirà nel nostro prossimo album. Nasce da un riff di chitarra e da alcuni accordi di Nicola. Il testo l’ho scritto dopo aver letto alcune interviste fatte a dei migranti sopravvissuti a traversate estenuanti. Racconta di “viaggi della speranza” che durano 7/8 mesi, in alcuni casi interrotti, a causa di motivazioni per lo più religiose, in veri e propri campi di prigionia. Solo in pochi hanno “la fortuna” di salpare.
Oltre alle loro testimonianze, in questi articoli veniva analizzato il comportamento dei bambini che hanno affrontato queste migrazioni, e ciò che mi ha più colpito di questa analisi è che in molti dei loro disegni il mare veniva colorato con pastelli neri. È un’immagine fortissima, un pugno nello stomaco, ed era difficile trattenersi dallo scriverci una canzone. Cantarla e suonarla sicuramente ci smuove qualcosa dentro. Speriamo faccia lo stesso con chi l’ascolta.
Nonostante il lockdown e l’emergenza sanitaria, siete riusciti a lavorare insieme a qualche progetto in particolare? Come siete riusciti ad ovviare all’impossibilità di vedervi e suonare insieme?
Il lockdown ha stoppato ilavori alle nostre nuove produzioni, difficilmente fattibili senza un confronto diretto. Ha rimandato qualche piano, ma ci ha dato anche del tempo per analizzare con più calma alcuni dettagli su cui c’era qualche dubbio.
Durante questi mesi di quarantena, inoltre, abbiamo pubblicato sui nostri canali social, in versione casalinga e registrato a distanza, un brano inedito abbastanza in linea con il periodo. Si chiama “Settembre”, e parla dei nuovi inizi, gli stessi che nei momenti più bui lasciano passare spiragli di luce.
Cosa sentireste di dire ai giovani aspiranti cantautori?
Dispensare consigli quando si ha a che fare con l’urgenza espressiva è molto complesso.
Probabilmente consiglieremmo di raccontare le proprie “verità” nel modo più onesto possibile, anteponendole alle mode del momento e all’immagine di sé che si vuole dare agli altri.