Il Movimento 5 Stelle mantiene il primato in provincia di Salerno, nonostante il crollo sul piano nazionale e l’emorragia di voti accusata in tutto il meridione. Con circa 125.000 voti si attesta al 26,7%, ottenendo i migliori risultati nell’Agro Nocerino-Sarnese e nella Piana del Sele. I tutti i centri di queste due aree figura primo partito con punte di consenso a Campagna, Battipaglia, Nocera e Scafati. L’astensionismo ha gravato non poco sul risultato dei pentastellati, e la differenza con le scorse elezioni politiche certifica una parziale presa di distanza del mezzogiorno, un atto di sfiducia da parte di quell’elettorato che li aveva sostenuti in questi ultimi anni, delusi poi dalla prova di governo di Di Maio e compagnia. Il Movimento, d’altronde, paga anche un consistente travaso di voti a beneficio della Lega, un passaggio in grado di sconvolgere la geografia politica della provincia. Il Cilento, infatti, non solo nelle aree interne ma anche sulle coste, ha premiato la Lega consegnandole lo scettro di primo partito. Spicca il risultato di Agropoli: nel feudo di Alfieri la Lega in versione nazionale riscuote il successo delle urne, forte di un altisonante 30%. E così a salire: Cicerale, Trentinara, Roccadaspide e in tutti i comuni della cintura degli Alburni fino al Tanagro, la narrazione salviniana ha attecchito, confermando quanto annunciato alla vigilia: la cavalcata leghista ha conquistato il meridione. Con ancor più veemenza in quei centri in cui il PD è rimasto stritolato dalla morsa degli scandali giudiziari, negli ultimi giorni in costante risalto nelle cronache. Non ovunque, c’è da specificare. Il PD è riuscito a imporsi in alcuni comuni nel cuore del Cilento, soprattutto a ridosso di Vallo, sintomo di un partito sicuramente in difficoltà ma ancora radicato sul territorio, che vive del contributo di una classe dirigente non indifferente alle esigenze delle comunità. E in una fase che avvia un faticoso ricambio generazionale. Discorso diverso per quanto riguarda il capoluogo, fedele a una lunga tradizione democratica iniziata oltre due decenni fa con l’avvento di Vincenzo De Luca. Le percentuali non più bulgare costituiscono però la premessa per un cambio di paradigma, le cui prime avvisaglie si sono riversate sul dato delle scorse politiche, il sorprendente podio in cui il centrosinistra ha occupato soltanto il terzo posto. L’ossigeno di questa tornata europea si deve al risultato nazionale, maturato soprattutto nei centri urbani. Il dato di Salerno città rispecchia, dunque, la tendenza generale. E a conferma giunge il contraltare dei rioni collinari e delle frazioni più periferiche. Qui la Lega e i Cinque Stelle hanno raccolto molti più consensi che nel resto della città, tallonando il PD fino a lasciarselo alle spalle. Emblematico il dato proveniente, a scrutinio concluso, da alcune sezioni di Ogliara: la Lega veleggia con il vento in poppa e gli alleati di governo subito a ridosso. Al di fuori del tessuto urbano, per i dem iniziano i guai. Meritano un accenno anche Forza Italia e Fratelli d’Italia. I primi salvati dall’idolatria berlusconiana superstite (12,5% in provincia). Campione indiscusso di preferenze, l’ex cavaliere è l’ultimo baluardo di un partito allo sbando e inglobato dalla Lega. I secondi ottengono uno dei risultati più entusiasmanti della penisola, un fragoroso 8,2%. Un monito in prospettiva di future elezioni politiche: stando alla somma delle forze sovraniste (Lega-Fdi), nei collegi della provincia di Salerno vincerebbero a mani basse, strappando a PD e 5S ogni possibilità di eleggere rappresentanti espressione diretta del territorio. Risultato estremamente deludente anche in provincia per le liste a sinistra del Pd. Non superano la soglia del 4 per cento + Europa – Italia in comune (3,7%), Europa Verde (1,5%) e La Sinistra (1,8%).
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