La fiducia è a tempo e lo si percepisce dalla frenesia con cui i lavoratori della Treofan si propongono al cospetto del ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, al termine della conferenza stampa svoltasi all’interno dell’aeroporto Costa d’Amalfi, indetta dall’entourage pentastellato al fine di intestarsi lo sblocco dell’iter riguardante lo scalo salernitano. I lavoratori della Treofan Battipaglia hanno chiesto e ottenuto di essere ricevuti da Toninelli, per lanciare, attraverso una portavoce, l’ennesimo appello. Ribadire l’esigenza di risposte da parte del governo. “Non vogliamo che la nostra vertenza finisca nel dimenticatoio solo perché siamo in numero inferiore, vogliamo che Treofan venga trattata così come Whirpool. Quindi il ministro Di Maio, così come in sette giorni ha revocato dei finanziamenti di cui l’azienda Whirpool aveva usufruito per lo stabilimento di Napoli, chiediamo che lo stesso venga fatto con Treofan, perché Jindal ha ricevuto 12 milioni di euro per lo stabilimento di Brindisi e ha deciso di delocalizzare tutte le nostre produzioni in quello stabilimento, chiudendo il nostro. Chiediamo un appuntamento al Mise prima possibile, perché i segnali che Jindal ci invia giorno dopo giorno sono sempre più preoccupanti”. “I diritti dei lavoratori vanno garantiti, assolutamente. Riporterò il messaggio a Luigi Di Maio”, replica il ministro. “Noi ci crediamo, per cambiare”, ribadisce la lavoratrice. Per cambiare. È questa la frase che definisce il grado di fiducia che ancora alberga nei lavoratori Treofan, e non solo, nei confronti del M5S. Un’istanza di cambiamento che si associa al messaggio e alla narrazione con cui il M5S si è affacciato al governo, drenando consensi nei luoghi della sinistra. L’abilità nell’interpretare le istanze ha contraddistinto il Movimento in questi ultimi due anni. Un fattore che ha contribuito a creare una connessione sentimentale con gli operai, i cassaintegrati, i licenziati vittima delle delocalizzazioni operate dalle multinazionali. Ma l’assenza di soluzioni efficaci, alla lunga, dimostra l’incapacità di andare oltre al rassicurante messaggio di chi tenta di incarnare un ruolo di tutela. Un inconveniente per una forza ormai al governo da più di un anno, non più opposizione belligerante incline a intercettare il malessere. Magari propendendo per azioni più decise, e quindi più efficaci, solo nei casi eclatanti, in genere quelli che riguardano un numero imponente di posti di lavoro e, dunque, alla ribalta mediatica. Di qui la richiesta non creare distinzioni. “L’importante è che non ci sia differenza tra lavoratori di serie A e di serie B,” conclude la lavoratrice.