“Il Comitato e l’Associazione Salute e Vita esprimono profonda delusione e disappunto per le modalità con cui l’ARPAC sta eseguendo l’attività di monitoraggio della qualità dell’aria nella zona di Fratte”. Inizia così il comunicato emanato questa mattina da Lorenzo Forte, presidente del Comitato che da anni si occupa della battaglia all’inquinamento ambientale nella Valle dell’Irno.
Il depotenziamento dei controlli e delle centraline Arpac nell’area delle Fonderie Pisano registrato negli ultimi mesi è solo la goccia che fa traboccare un vaso già da tempo in bilico. È di poche settimane fa, infatti, la notizia del rinnovo dell’AIA, l’autorizzazione integrata ambientale, per altri 12 anni per l’opificio di via dei Greci.
Adesso ad infiammare gli animi di residenti e membri del comitato c’è un nuovo fatto: i mancati controlli da parte dell’Arpac in un momento così delicato per la salute pubblica. Come mai?
Dopo aver esaminato i dati ambientali presenti sul sito dell’Ente Regionale, in particolare, “si segnala che entrambe le centraline di campionamento dell’aria presenti a Fratte sono state depotenziate proprio dopo che la stessa ARPAC definiva esiziali, ovvero mortali, le conseguenze dell’impatto della fonderia sulla salute della popolazione e sulla base di tali rilevazioni assolutamente incomplete si è arrivati a una nuova Conferenza dei Servizi che ha visto la Regione Campania rinnovare vergognosamente e inspiegabilmente l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Si denuncia infatti che le centraline acquisiscono da più tempo solo parzialmente i dati, cioè solo alcuni inquinanti presenti in atmosfera. La centralina di Via Conti dalla fine del 2018 non acquisisce i dati relativi alle PM10 e anche quelli relativi alle PM2.5 non sono sempre presenti sul sito ARPAC. E difatti, nella tabella riepilogativa sulle medie e gli sforamenti annuali non sono disponibili né i dati sui giorni di superamento che quelli della media annua relativi alle PM10. Si rileva inoltre la mancanza dei dati sulle ore di superamento soglia del monossido di Carbonio (CO, altamente tossico, ma assolutamente privo di odore e colore), mentre spicca lo sforamento del biossido di Azoto (NO2) su media annua”.
E ancora, si legge nel comunicato: “Nel caso della centralina mobile invece, ubicata in prossimità della fonderia, il monitoraggio delle PM2.5 è fermo al 2019. Si fa notare che peraltro per questa centralina non sono disponibili i dati raw orari, come per le altre centraline mobili dislocate in Campania, ma soltanto i dati già elaborati dall’Ente, rendendo impossibile mettere in diretta correlazione eventuali sforamenti delle soglie con il ciclo produttivo della Pisano”.
La domanda, ora, sorge spontanea: come è stato possibile, date queste pesanti incongruenze e mancanze, anche facilmente rilevabili sul sito della Regione Campania, rinnovare per altri 12 anni un’autorizzazione che dovrebbe servire alle aziende per uniformarsi ai principi di prevenzione e controllo integrati dell’inquinamento?
“Il Comitato e l’Associazione Salute e Vita – si legge, in conclusione, all’interno del comunicato – auspicano in primis che la Regione Campania emani nuovamente e al più presto un nuovo provvedimento di sospensione che non lasci spazio ad alcuna ambiguità e che politica e istituzioni si adoperino per chiudere il mostro di Fratte e prendano in carico i lavoratori. Nelle prossime settimane continueremo a rendere pubbliche una serie di gravi omissioni la cui responsabilità è in capo soprattutto alla Regione Campania, in primis il Presidente De Luca e il Vicepresidente e Assessore all’Ambiente Bonavitacola. Annunciamo fin da ora che qualora i nostri sospetti dovessero essere confermati sulla base della documentazione di cui abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti, procederemo a depositare denuncia querela alla Procura della Repubblica nei confronti della Regione Campania”.