All’inizio dell’emergenza sanitaria, a Salerno, naturalmente si pensò di ospitare i malati di Covid-19 presso il reparto di malattie infettive dell’Ospedale san Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona.
Successivamente, non senza polemiche e dissensi, l’intero reparto fu chiuso e trasferito all’Ospedale Giovanni da Procida che sarebbe di lì a poco diventato un vero e proprio Covid Hospital Salernitano. Ormai è nota a tutti la vicenda dell’infettivologo salernitano in pensione, Luigi Greco, richiamato in trincea per fronteggiare l’emergenza e licenziato dall’azienda ospedaliera qualche settimana dopo essere tornato in servizio per aver espresso il suo dissenso al trasferimento dell’intero reparto di malattie infettive alla struttura del da Procida. L’oggetto della contestazione era, allora – secondo Greco e altri – l’inadeguatezza dell’ospedale da Procida nel fronteggiare le possibili complicazioni dei pazienti Covid-19, molto spesso anziani e quindi con quadro clinico compromesso e altre patologie parallele. Ciò che mancava, per un pronto intervento atto a salvare la vita ad alcuni di questi pazienti, inoltre era la rianimazione, pertanto – qualora si avesse avuto bisogno di usufruirne – questi ultimi sarebbero dovuti essere trasportati d’urgenza al Ruggi, aumentando così i tempi di intervento e quindi il rischio di decesso.
Oggi, alla luce di dati e numeri che danno speranza – ieri, in Campania ci sono stati solo 9 contagi e 1 a Salerno – la decisione sembra essere ufficiale: secondo quanto riporta il quotidiano La Città, l’Unità di malattie infettive torna al Ruggi e il da Procida ospiterà gli asintomatici, a mo’ di albergo. E se il pericolo di contagio e di sovraffollamento degli ospedali salernitani sembra essere (quasi) scongiurato, ecco che la situazione pare riorganizzarsi in tempi record e ritrasferire personale e attrezzature nel proprio luogo di origine.
Il presidio ospedaliero di via Salvatore Calenda subirà, inevitabilmente, dei riassestamenti. Già dalla settimana prossima, il secondo piano della struttura verrà aperto ai pazienti di pneumologia e dell’area sub intensiva. Invece, il primo piano – dove era stato trasferito il malattie infettive del Ruggi – rimarrà dedicato al Covid-19, ospitando, appunto, i pazienti asintomatici che potrebbero infettare i propri parenti o il cui quadro clinico potrebbe aggravarsi da un momento all’altro.
E se a qualcuno, questa, sembra una buona idea – d’altronde, al Nord gli asintomatici sono da tempo ospitati in strutture alberghiere – altri, invece, non hanno visto la decisione di buon occhio. Già qualche settimana fa, alcuni pazienti magrebini contagiati da Covid, ma asintomatici, provenienti da Scafati, furono ospitati presso il da Procida e il personale aveva storto il naso sostenendo di non essere un albergo, ma “un ospedale chiamato a curare ammalati e non a fare assistenza sociale”. Cosa accadrà ora, alla luce di questa nuova ed ennesima riorganizzazione?