Quotidianamente, analizzando con occhio critico e sensibile gli eventi che ci vedono in un certo qual modo protagonisti, non possiamo far altro che tenere presente l’insegnamento della Scienza Nuova e, in modo particolare, del filosofo di età moderna Giambattista Vico. Corsi e ricorsi storici, non una semplice espressione dal retrogusto proverbiale, bensì vera e propria consapevolezza che la storia non è costituita da eventi linearmente concatenati, così come siamo abituati a pensare fin da piccoli. La linea del tempo è in realtà un cerchio infinito e ciclico di avvenimenti che si verificano e si susseguono gli uni agli altri, presentando spesso l’uno le caratteristiche dell’altro; eventi, per giunta, non esterni all’uomo, bensì legati alla sua persona e che, talvolta, ne influenzano l’operato. Se pensiamo all’attuale situazione d’emergenza sanitaria, non possiamo non ripensare alle numerosissime pandemie di peste, lebbra e altre devastanti malattie infettive che, per secoli, hanno interessato il nostro Paese. Non tutti sanno, però, che la Scuola Medica Salernitana ha avuto un ruolo centrale e a dir poco decisivo nella lotta contro le pandemie che hanno, a partire dall’età medievale, interessato la città di Salerno e, più in generale, l’intero Meridione.
Tali tematiche, pregnanti di attualità e del fascino storico che ci lega alla nostra città, sono da tempo oggetto dell’iniziativa social del Consigliere Provinciale Dante Santoro il quale, dopo aver inaugurato il programma #FIATOSOSPESO, accoglie quotidianamente su Facebook appassionati ed esperti di storia e cultura per discorrere insieme a loro, tra storia e leggenda, di quei parallelismi tra il Coronavirus e le numerose pandemie e del ruolo chiave della Scuola Medica Salernitana.
Tra i protagonisti di questa storica e culturale idea social ritroviamo Gianni Fiorito, studente universitario nonché ex Rappresentante degli studenti del Liceo Classico Torquato Tasso di Salerno. Insieme a Gianni – il quale a sua volta è promotore di una interessante iniziativa social ricca di rubriche, il Giannimondo – abbiamo cercato di tracciare un quadro storico delle varie epidemie di peste e lebbra che hanno, nel corso dei secoli, interessato la città di Salerno. Dai Longobardi ai Normanni, fino al periodo della dominazione spagnola in Italia, senza però dimenticare il periodo Svevo. Storie di cavalieri coraggiosi, di credenze popolari e miracoli legati alla figura di San Matteo ruotano attorno alle numerose pandemie, descritte nei libri della Scuola Medica Salernitana.
Coronavirus ed Epidemie di Peste a Salerno. Scuola Medica Salernitana, tra storia e leggenda
La Scuola Medica Salernitana venne fondata nel periodo dell’Alto Medioevo, secondo la leggenda, da quattro medici – un greco, un latino, un arabo e un ebreo – di nome Salerno, Ponto, Adela ed Elino. Dal loro fortunato incontro sotto il celebre acquedotto che porta il nome di Ponte del Diavolo, nacque un vero e proprio sodalizio il quale ebbe un ruolo centrale nella storia della Medicina del Mediterraneo e non solo. Come accennato poc’anzi, le varie pandemie – che a partire dal 1300 iniziarono a verificarsi in l’Italia e nel resto d’Europa a cadenza quasi decennale – sono descritte all’interno delle opere letterarie dei grandi maestri della Scuola. Vi sono numerosi episodi legati alla peste – sia per quel che riguarda la peste del 1412 sia la celeberrima epidemia del 1656 – racchiusi negli scritti della Scuola Medica Salernitana, senza dimenticare le numerose nozioni tramandate dalla cultura popolare.
All’epidemia di peste del 1400 è legata la figura di Margherita da Durazzo, Regina consorte del Re di Napoli dal 1382, la quale viveva a Salerno per il suo amore nei confronti della città. Alla figura storica della celebre Regina Margherita, è legata la leggenda di Raimondo e Antonella, una storia d’amore a favore della quale la peste ricoprì persino un ruolo determinante. È doveroso aggiungere che l’epidemia che vede protagonisti i personaggi di questa leggenda, venne portata in Italia da persone esterne, viandanti o per lo più commercianti che, inconsapevolmente divennero veri e propri untori. Questi provenivano in misura maggiore dall’Oriente, esattamente come era accaduto nel 1346, anno in cui la peste era stata portata dai Mongoli e trasmessa ai Genovesi, i quali avevano poi – attraverso i viaggi commerciali – contagiato le altre zone della penisola e del resto d’Europa.
Medesima situazione si era verificata precedentemente, in epoca medievale, nel caso delle epidemie di lebbra portate in Europa dai Crociati. Noi sappiamo che la prima crociata si combatté in epoca Normanna e Salerno divenne una tappa fondamentale per i crociati, che accorrevano alla Scuola Medica Salernitana per essere curati e per trovare sollievo non solo dalle numerose ferite, ma anche dalle infezioni contratte in guerra. Alla figura dei Normanni e alla Storia delle Crociate è legata un altro racconto affascinante, quello di Roberto di Normandia, guarito dalla lebbra e da profonde ferite grazie ai medici salernitani e – secondo la leggenda – all’amore della bella Sibilla. I Medici della Scuola Medica Salernitana ebbero, inoltre, un ruolo importante anche nella vicenda del Barone Enrico di Svevia, ammalatosi anch’egli di lebbra nel corso di una crociata intorno al 1100. In un perfetto miscuglio tra storia, medicina e leggende popolari, è importante sottolineare come Enrico decise di affidarsi alla medicina Salernitana piuttosto che a rimedi popolari, inefficaci contro una malattia infettiva al pari della lebbra.
Nei confronti delle pandemie, i salernitani, come qualsiasi altra popolazione, presentarono dunque reazioni simili a quelle che tutti noi abbiamo mostrato nei confronti del Coronavirus. La sensazione di panico che spingeva le persone ad ammassarsi, a fare dunque assembramenti, per fuggire dalla città, come l’ormai noto esodo da Milano che si è riscontrato nel corso della notte tra il 7 e l’8 marzo scorsi, prima che venisse proclamato lo stato di emergenza sanitaria in Italia. Esattamente come alcune persone oggi, anche i salernitani che dovevano far fronte alla Peste Nera cercavano rifugio nelle chiese o, più in generale, in quei luoghi di culto che si credeva potessero essere la soluzione alla fine del contagio. Nel corso del 1300, più volte gli abitanti di Salerno si erano rivolti a San Matteo e proprio alla figura del Santo Patrono sono legate alcune interessanti leggende o miracoli, che dir si voglia, come nel caso della popolare credenza che fu proprio lo stesso San Matteo a mandare una incessante pioggia che per lunghe notti e lunghi giorni lavò le strade della città portandosi via la Peste.
Altro dato interessante, che accomuna la nostra epoca con quella dei nostri avi, era la dilagante diffusione di dicerie e false credenze, quelle che oggi siamo soliti chiamare con linguaggio giornalistico Fake News. Tali convinzioni, talvolta frutto della paura o dell’ignoranza, altre volte diffuse da qualcuno che potesse trarne un personale tornaconto, favorivano la diffusione dilagante della malattia, aumentando i contagi. È il caso dell’epidemia di peste del 1656, descritta anche da Boccaccio ne Il Decamerone e ne I Promessi Sposi, Romanzo Storico di Alessandro Manzoni. In questo periodo i salernitani dapprima si convinsero che la Peste non era altro che un’invenzione degli spagnoli per terrorizzarli, tenerli chiusi nelle proprie abitazioni e scoraggiare eventuali insurrezioni popolari verso un regno che aveva da poco riconquistato il potere. Solo molto tempo dopo, si cominciò a capire che il pericolo era reale e si iniziò a vedere gli Spagnoli come untori da evitare, proprio come noi in Europa abbiamo visto, all’inizio del mese di gennaio, i cinesi, arrivando per giunta a perdere di vista il senso del reale pericolo a cui stavamo andando incontro.
In una società post-moderna come la nostra, racchiusa in un vero e proprio Villaggio Globale (per dirla alla McLuhan), la diffusione di false informazioni è stata ancora più dilagante e repentina rispetto ai secoli scorsi, ma al tempo stesso ugualmente pericolosa e dannosa per la nostra salute. Così come i protagonisti delle leggende e dei racconti che abbiamo narrato, è di fondamentale importanza – nella situazione d’emergenza sanitaria che stiamo vivendo – affidarsi alla medicina e alla scienza, senza dare troppo adito alle false credenze popolari.