“Il Comitato e l’Associazione Salute e Vita chiedono alle Istituzioni responsabili della salute pubblica e della pubblica sicurezza di sapere ufficialmente se, come supponiamo dopo la lettura del decreto, le Fonderie Pisano sono state chiuse, considerando che nell’elenco, le acciaierie e gli opifici che fondono ferro non sono inclusi nelle fabbriche che producono beni primari”. È questa la domanda che Lorenzo Forte e i membri del Comitato hanno inoltrato, questa mattina, tra gli altri, anche al Prefetto di Salerno e al Presidente del Consiglio dei Ministri.
Negli ultimi giorni, dopo il decreto di Governo in cui s’imponeva la chiusura fino al prossimo 3 aprile delle fabbriche del Paese, “ad eccezione di quelle strategiche” per affrontare l’emergenza sanitaria in atto, sono arrivate – al Comitato e tramite i social – numerose segnalazioni in cui i residenti si lamentano perché la fabbrica rimane aperta, il parcheggio pieno e gli operai, in piena attività, continuano a spostare materiali e mezzi negli spazi esterni dei capannoni.
L’articolo pubblicato qualche giorno fa sulla difficile situazione della Valle dell’Irno comprendeva un interrogativo: le Fonderie Pisano bloccheranno la produzione e interromperanno il lavoro?
Questa mattina una risposta – anche se non quella sperata – sembra essere arrivata. L’attività della fabbrica pare, infatti, inarrestabile: come si legge all’interno del comunicato “l’immissione di strani fumi in atmosfera, come da foto, rafforza il dubbio della inspiegabile continuità dell’attività dell’azienda”.
“Siamo indignati – scrive il Comitato Salute e Vita – perché non vi è alcun dubbio sulla non essenzialità delle produzioni delle Fonderie Pisano, a nostro giudizio ma anche oggettivamente, in quanto operativi nel campo della produzione di ghisa di seconda fusione e, al pari di molte altre realtà industriali del Paese, sarebbero obbligate a chiudere i battenti almeno fino al prossimo 3 aprile”.
La richiesta, inoltre, è quella di sapere se i vertici dell’opificio hanno inviato una richiesta al Prefetto dichiarandosi attività produttrice di beni essenziali perché in tal caso – secondo il Comitato – starebbero “prendendo ulteriormente tempo, in quanto la normativa prevede che, finché il Prefetto non risponde, le attività possono restare aperte”.
Infine, nel comunicato si legge: “Ci appelliamo all’articolo 32 della Costituzione – La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività – e chiediamo al Sindaco e al Presidente della Regione Campania un’ordinanza di immediata chiusura, sia in attuazione del principio di precauzione previsto dal diritto comunitario europeo, che permette di agire rapidamente di fronte ad un possibile pericolo per la salute umana, sia anche in virtù delle evidenze scientifiche sopra citate. Auspichiamo, dunque, la loro chiusura, ed inviamo pertanto questa lettera in maniera precauzionale, chiedendo alle Istituzioni una risposta immediata”.