Nel settembre dello scorso anno, alcuni attivisti hanno manifestato sul lungomare di Salerno in risposta alla marcia anti-migranti organizzata dalla Lega. Quel presidio spontaneo, sorto in contrapposizione alla fantomatica “Passeggiata per la legalità” dei salviniani, è costato dodici avvisi di garanzia ai danni di altrettante persone. Non facinorosi intenti a provocare scontri, non disturbatori sedotti dalla possibilità di minare l’ordine pubblico per puro spirito di contrapposizione, ma attivisti, docenti universitari, studenti, esponenti di una rete che si estende dal terzo settore a esperienze di aggregazione accordate a principi di uguaglianza e promozione sociale. Manifestavano pacificamente contro un atto di discriminazione e criminalizzazione dei venditori ambulanti promossa dall’azione leghista. Per la Digos, quella forma di dissenso ha coinciso con un “disegno criminoso”. Gli avvisi di garanzia sono stati recapitati pochi giorni dopo la giornata del 6 aprile, il lunedì in cui Salvini è piombato a Salerno per il suo breve comizio, evento che ha determinato lo stato di militarizzazione della città, riportando alle cronache nazionali episodi dall’inconfondibile sapore repressivo: il selfie-beffa della studentessa Valentina, braccata istantaneamente dalla Digos su ordine del ministro, la rimozione dello striscione “Questa Lega è una vergogna”, intimata attraverso l’irruzione nell’abitazione privata di una signora (con due persone iscritte nel registro degli indagati per turbativa di manifestazione elettorale, provvedimento successivamente archiviato dal giudice per l’udienza preliminare di Salerno). Il clima respirato, sempre più pesante, ha indotto “Salerno contro la legge (in)sicurezza”, piattaforma che riunisce sensibilità diverse accomunate dall’impegno in favore di una società aperta, plurale e multietnica, contro ogni forma di razzismo e sessismo, a lanciare la campagna “Liberi di dissentire”. “Chiediamo alla città, alla provincia e alla regione di scendere in piazza per prendere parte e rispondere alle denunce e alle restrizioni subite da liberi manifestanti negli ultimi mesi”, vi è riportato nell’appello. “Noi respingiamo con forza tutte le accuse e diciamo che il disegno criminoso è il loro. Che provano ad intimidire ed inibire chi la pensa diversamente, i manifestanti, gli attivisti e le attiviste, tutti coloro che esercitano un diritto umano e costituzionale. Dopo le favole elettorali raccontate sulle invasioni, sulle fastidiose diversità culturali, sessuali, religiose da cui stare attenti, da allontanare, da reprimere, in tutta Italia, partendo proprio da Salerno, tanti cittadini hanno rialzato la testa, per esprimere il proprio dissenso contro la propaganda tossica propugnataci dagli sciacalli della comunicazione assoldati dal partito del Ministro dell’Interno”. Venerdì 28 giugno, in piazza Cavour, a partire dalle ore 18:30 è in programma l’assemblea pubblica sul tema “Libere/i di Dissentire ! Salerno scende in piazza”. La possibilità di un confronto per tracciare una linea comune, rivendicare il diritto al dissenso, trovare risposte efficaci volte a scardinare il meccanismo perverso che alimenta la guerra tra poveri in una città in cui i diritti degli ultimi e i loro bisogni necessitano di risposte istituzionali e politiche concrete. E per ribadire l’opposizione al decreto sicurezza e sicurezza bis dell’attuale Governo, particolarmente restrittivo e illiberale nei riguardi delle manifestazioni pubbliche. E mentre sulle pagine facebook si moltiplicano gli appelli e le adesioni alla campagna, la mobilitazione sarà l’occasione per esprimere solidarietà e vicinanza al capitano della nave Sea Watch Carola Rackete che ha deciso, dopo lunghi giorni di attesa, di fare rotta nel porto di Lampedusa, anteponendo al rischio di essere arrestata e processata, i bisogni di 42 naufraghi stremati a bordo. Il coraggio di una donna capace di aprire uno squarcio nel buio dei tempi.