Music Is The Answer! La Musica è la Risposta. È questo lo slogan promosso da Disclan, celebre negozio di dischi di Salerno, che si inserisce in quel lungo filone di attività atte a rendere più gradevole l’isolamento forzato di queste ultime settimane. La musica, si sa, può portarti ovunque e Disclan si impegna ad incrementare, in questo periodo, la spedizione di dischi direttamente a casa. L’iniziativa, inaugurata già tempo dal gestore, Mario Maysse, si arricchisce inoltre di momenti musicali curati da amici e appassionati di musica provenienti da ogni parte d’Italia, non solo da Salerno. Ascoltare musica insieme e commentarla in diretta Facebook è forse uno dei modi migliori per abbandonare, almeno per poche ore, i pensieri tristi e per non rischiare di impazzire chiusi come siamo tra le nostre quattro mura.
Nell’ultimo decennio, in Italia, ci siamo ritrovati di fronte ad un grande ritorno del disco in vinile. Non che fino al 2000 esso fosse scomparso dalla scena commerciale, certo, ma in seguito alla rivoluzione digitale e alla nascita del CD, con conseguente sviluppo dei servizi streaming, il vinile aveva attraversato un periodo di profonda crisi, divenendo una modalità di fruizione musicale sempre più di nicchia.
In un periodo difficile e fragile, come quello che oggi ci ritroviamo ad attraversare, abbiamo pensato di chiedere a Mario Maysse quale sia il rapporto che i salernitani hanno con la musica e con il vinile. Da qui è nata un’interessante riflessione su quello che, per la città di Salerno, significa ascoltare musica; non solo un momento di evasione, ma anche una grande opportunità di crescita culturale.
Disclan, Music Is The Answer, dallo Streaming al ritorno della musica sul supporto tradizionale. Le parole di Mario Maysse
Quando nasce Disclan e cosa lega lo Store alla passione per la Musica?
Disclan nasce a Salerno nel 1965 da un’idea di mio padre, Luciano Maysse, cantante e grande appassionato di musica. Egli aveva partecipato, alcuni anni prima, a Il Musichiere, un noto Show televisivo italiano condotto da Mario Riva che consisteva nell’indovinare un motivetto mascherato. Nostro padre vinse la sfida e si vide così assegnato un contratto discografico con la DisRicordi, grazie al quale pubblicò un 45 giri di discreto successo. Negli anni seguenti continuò a viaggiare molto, firmando compilation con vari artisti e aprendo alcuni concerti di cantanti famosi, come Mina e Ornella Vanoni. Nel 1965, la casa discografica lo chiamò a Milano, dicendogli che per continuare il suo lavoro si sarebbe dovuto trasferire lì. Lui era però molto legato alla città di Salerno, alla famiglia e decise dunque di non lasciare la sua casa, ma di trasformare la passione per la musica in qualcosa di nuovo, passando dal Canto alla vendita di dischi.
All’inizio degli anni Novanta, nostro padre morì prematuramente e ora siamo io e mia sorella ad occuparci del negozio. Disclan è, tuttora, un punto di riferimento per tutti gli appassionati di musica, a Salerno e dintorni. In occasione del Record Store Day, iniziativa promossa dalla rivista Rolling Stone, il 20 aprile 2013 Disclan venne eletto come negozio di dischi più amato di tutti i tempi; un semplice sondaggio al quale avevamo aderito quasi per gioco, ma che aveva dimostrato quanto il nostro lavoro fosse apprezzato, non soltanto sul territorio salernitano.
Quale rapporto hanno i salernitani con il vinile?
Devo premettere che la città di Salerno è sempre stata una città appassionata di musica, anche dal palato buono devo dire. La scena appare, certo, un po’ frammentaria, nel senso che ci sono vari gusti musicali e la scelta è abbastanza variegata. Molti dei miei clienti, che fino a pochi decenni fa compravano CD, in seguito al ritorno di quella che per molti è considerata una moda, si sono trasferiti nuovamente e automaticamente sul Vinile. Dato che il supporto fisico si stava via via smaterializzando – da un lato perché i CD erano in confezioni sempre meno pregiate e si svalutavano subito, dall’altro grazie alla comparsa dei numerosi servizi streaming – il valore del supporto tradizionale, non solo quello economico, andava via via aumentando. Molti, però, non l’hanno mai abbandonato e questo è un discorso che riguarda la maggior parte degli appassionati che frequenta il mio negozio. Occasionalmente comprano anche i CD, ma la mia tipologia di cliente non ha mai smesso di ascoltare la propria musica preferita attraverso il supporto fisico tradizionale. Stiamo parlando, comunque, di un mercato assolutamente di nicchia.
Come è cambiata la fruizione della musica con la rivoluzione post-digitale e quando è stato riscontrato il ritorno al supporto tradizionale?
Dopo il boom iniziale dei sistemi di fruizione moderni e digitali, è stato riscontrato un ritorno al supporto tradizionale. I CD, col tempo, sono diventati a mio avviso un vero e proprio gadget o, in alcuni casi, l’oggetto che permette un contatto diretto con il musicista – o il cantante – grazie al firmacopie. Esso, al giorno d’oggi, non è il supporto principale da cui viene fruito l’ascolto di musica e sta abbandonando lentamente la scena commerciale. C’è da fare, inoltre, la seguente considerazione. Il disco tradizionale, al contrario del compact disc, aumenta e matura col tempo il proprio valore economico. Ad oggi esistono poche stamperie in tutto il mondo, quindi le copie sono a numero limitato e ciò incrementa l’aumento del valore, anche per gli album di ultima produzione. Vorrei infine sottolineare che il Vinile non è mai morto, ma è sempre stato una forma di resistenza al mercato, una ribellione che si è posto il consumatore finale, l’appassionato vero di musica. In molti, ad un certo punto, non reggevano più l’idea di dover sentire la musica semplicemente attraverso i vari servizi in streaming e, non avendo più quel feeling di novità e curiosità verso il CD, sono tornati al Vinile dal quale erano partiti.
Come definirebbe la fruizione, in via generale, della musica in vinile?
Rispetto al vinile, stiamo andando verso una biforcazione del settore. Da una parte troviamo lo streaming in assoluto – ancora una volta a discapito del CD – dall’altra troviamo il vinile. C’è stato, nell’ultimo decennio, questo ritorno al disco, o se vogliamo dire, anche negli ultimi quindici anni. Noi, come negozio, non abbiamo mai abbandonato la vendita del vinile, però essa è qualcosa che progressivamente è aumentata, e che, a grande sorpresa di tutti, è venuta dal basso. E’ stato proprio il mercato a richiederlo. In quest’ottica possiamo anche fare riferimento a quello che potremmo definire effetto estetico, vintage, del disco. Più che nostalgico, il ritorno al vinile è stata una conseguenza che deriva anche da un discorso legato alla moda del momento, al continuo ritorno del giradischi tradizionale nelle pubblicità, nelle serie televisive, come se ci fosse stata una sorta di ribellione da parte di chi aveva ancora voglia di ascoltare musica dal supporto fisico, un supporto che per una infinita serie di motivi, non poteva essere costituito dal lettore CD. Tra gli appassionati, allo streaming si è contrapposta dunque una sorta di resilienza nei confronti di quello che mi piace definire il supporto fisico per eccellenza.