Scelte incomprensibili, come quando il governo si è rifiutato di approvare una dichiarazione di emergenza climatica. Scelte ambigue, come quando Greenpeace, Legambiente e WWF hanno reso pubblica una lista di piattaforme in mare, le famigerate trivelle, che il Ministero dello Sviluppo Economico aveva dichiarato, di concerto con Assomineraria, sarebbero state dismesse. La lista sarebbe dovuta essere pubblica, ma il Ministero ha preferito tenerla nel cassetto. Scelte in linea con le politiche dei precedenti governi, come in occasione della pubblicazione, da parte della Commissione Europea, dei commenti sul Piano Nazionale Integrato Energia e Clima. In quel documento vi è riportato che l’Italia vuole puntare tutto sul gas, procrastinando l’obiettivo della decarbonizzazione. Lega e cinque stelle criticavano aspramente la Strategia Energetica Nazionale precedente, ma ora continuano a favorire l’industria fossile, in particolare quella del gas, dove Eni esercita un potere non indifferente. Le politiche climatiche del governo gialloverde, al netto dei fatti e dopo le scroscianti promesse della campagna elettorale, incontrano la sonora bocciatura della principale organizzazione non governativa ambientalista e pacifista. “Morale della favola: tanto rumore per nulla. Il Piano Energia di questo governo è assolutamente insufficiente e non in linea con le indicazioni della scienza, proprio come quello del governo precedente. La posizione in Europa è vaga e poco ambiziosa”. Alcune delle misure e degli atteggiamenti contestati rivelano secondo Greenpeace una generale sottomissione agli interessi dei poteri forti e un silenzioso sacrificio dei temi climatici e ambientali sull’altare degli assetti geopolitici. L’esecutivo, ad esempio, ha deciso di non aderire a una proposta che prevedeva per l’Unione europea l’obiettivo emissioni nette zero al 2050 e una rivisitazione a rialzo dei target al 2030 su taglio delle emissioni e produzione da rinnovabili. Francia, Spagna, Belgio e tanti altri stati membri hanno appoggiato la proposta, ma l’Italia ha supportato l’obiettivo soltanto con un appoggio “last minute” permettendo a Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca di bloccare tutto. I paesi di Visegrad, roccaforti del sovranismo mondiale, strenui alleati di Salvini. “Si ignorano le richieste di associazioni ambientaliste, del settore delle rinnovabili e degli studenti, che da mesi ormai ogni venerdì scendono in piazza in tutta Italia e in tutto il mondo chiedendo di agire per fronteggiare l’emergenza climatica. Nel frattempo il nord Italia è passato in pochi giorni da grandinate e alluvioni, a 40 gradi, mentre il sud sta in questi giorni per affrontare un’ondata di calore intensissima. Doveva cambiare tutto, e non è cambiato nulla. L’unica cosa che purtroppo continua a cambiare è il clima. E mentre l’Italia gioca a nascondino e punta tutto sul gas, il tempo per una seria azione climatica stringe”.
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