Il tanto temuto Coronavirus che sta colpendo la Cina, e non solo, fa meno morti dell’influenza comune, in percentuale, ma il panico e la psicosi da contagio, dovuti soprattutto al dilagante accumulo di fake news e sensazionalismo, hanno registrato vette spropositate.
Ma come ha reagito la comunità italiana che si trova in Cina? E come stanno vivendo la situazione i tanti cinesi che si trovano in Italia? Quanto è stato forte il peso dell’infodemia riguardo al Coronavirus? Lo abbiamo chiesto a Nora Pierro, cantautrice salernitana che ha vissuto e lavorato in Cina per anni ed rientrata a Salerno lo scorso 14 Dicembre, prima dunque che si scatenasse il Coronavirus. Nora si mostra basita dall’atteggiamento degli italiani e di chi, nell’incontrarla per strada, la ferma con la stupida finta domanda “come stai?” per poi proseguire dicendo cose assurde.
“Pechino è la città dove ho abitato per anni, dove ho lasciato i miei amici, la mia seconda famiglia – spiega Nora- Durante le ferie per il Capodanno Cinese, il cui calendario è dato ogni anno dal governo, e che quest’anno è stato prolungato fino all’8 Febbraio, le città sono sempre deserte quindi tutte le foto sulle città fantasma a causa del Coronavirus sono fake dato che è assolutamente normale che siano deserte durante questa festività”.
Il governo cinese ha da subito dato indicazioni da seguire riguardo al contagio, istituendo un sito per monitorare il tutto. Il dilagare di fake news nelle prime settimane e i numerosi post sensazionalistici hanno determinato però un forte aumento della paranoia nella comunità italiana in Cina. “Molti hanno fatto la corsa per ritornare in italia, in preda al panico. I giornalisti e gli editori italiani hanno la responsabilità di aver mandato in paranoia la comunità italiana in Cina – continua Nora – oltre che l’Italia stessa”. Fortunatamente le pressioni della rete, le parole rassicuranti del Ministero e gli accordi presi con i social network, insieme alle indicazioni dell’OMS, hanno invertito la rotta e limitato il dilagare di falsi miti.
“Finito il Capodanno, la polizia per sicurezza ha comunque deciso di chiudere anche i locali più conosciuti, al fine di attendere il periodo di incubazione del virus; sarebbero potute esserci persone infette, ma asintomatiche. Le scuole invece hanno continuato a svolgere le lezioni virtualmente, così come le persone a lavorare in remote da casa o spostandosi in altre zone asiatiche, più per noia che per paura”.
La Cina è uno Stato enorme, un territorio con distanze immense e grande densità demografica dunque è semplice ammalarsi con facilità di contagio e una situazione del genere non può che far rumore e spaventare gli stessi cinesi.
Eppure c’è chi ha approfittato di questa grave emergenza per lanciare attacchi ai cinesi in Italia. “Io stessa – racconta la cantautrice – ho amici cinesi come fisionomia, ma di fatto italiani, e sono stati attaccati dalle persone a causa di questa situazione, così come studenti che soggiornano qui già da tempo. È normale avere paura, voler magari evitare il contatto, ma le aggressioni e gli stereotipi stupidi e razzisti no”.
Del resto, sono tutti negativi finora i vari presunti casi allarmanti successi in Italia; solo 4 i casi certificati: la coppia di cittadini cinesi ricoverata in terapia intensiva allo Spallanzani, le cui condizioni “continuano il progressivo e costante miglioramento, in particolar modo il maschio“; un italiano, risultato postivo al Coronavirus sulla Diamond Princess, la nave da crociera bloccata nel porto di Yokohama, in Giappone; un italiano rimpatriato dalla zona di Wuhan in Cina e trasferito in isolamento nella città militare della Cecchignola, ora in isolamento all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani dove è arrivato “in buone condizioni generali”. Un italiano, sbarcato dalla nave Ms Westerdam, che trasportava una persona contagiata, è invece sottoposto a “isolamento fiduciario volontario al domicilio” e “alle misure di sorveglianza sanitaria previste dal protocollo implementato da Regione Liguria”.
L’OMS mette in guarda contro inutili allarmismi e misure “sproporzionate”. Fuori dalla provincia cinese di Hubei, epicentro dell’epidemia, Covid-19 “colpisce una percentuale molto piccola della popolazione” e il suo tasso di mortalità è circa il 2%.
Ogni giorno si riunisce la task force italiana, monitorando l’emergenza; il ministro Speranza rivendica inoltre le decisioni prese per proteggere gli italiani dal contagio, prima fra tutte quella che prevede il blocco dei voli da e per la Cina, almeno fino ad aprile.
Nel frattempo sono stati raggiunti importanti traguardi anche in Italia: è stata infatti isolata la sequenza del coronavirus 2019–nCoV allo Spallanzani di Roma, a seguito della scoperta del Dna del virus, grazie al Campus Biomedico di Roma, del cui team fa parte anche uno studente di medicina originario della provincia di Salerno. Ciò permetterà di studiare i meccanismi della malattia per lo sviluppo di cure e la messa a punto del vaccino, ottimisticamente nell’arco di un anno.
Ma cosa sono i coronavirus? Rappresentano una vasta famiglia di virus, con un periodo di incubazione di massimo 14 giorni, noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a forme più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Il nuovo coronavirus è invece un ceppo che non era mai stato identificato nell’uomo, denominato 2019-nCoV, e segnalato a Wuhan, in Cina, a dicembre 2019, nella provincia cinese di Hubei, diffusosi poi nel resto del mondo, seppur in minima percentuale.
L’OMS rende noto che prove crescenti dimostrano il legame tra il 2019-nCoV e altri coronavirus noti simili (CoV) circolanti nei pipistrelli, e più precisamente quelli delle sottospecie di pipistrelli Rhinolophus, sottospecie abbondanti e ampiamente presenti nella Cina meridionale e in tutta l’Asia, il Medio Oriente, l’Africa e l’Europa. Tuttavia, rimane poco chiara la via di trasmissione verso gli uomini.
L’infezione può causare sintomi lievi come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, congiuntivite e problemi gastrointestinali, oppure sintomi più severi quali polmonite e difficoltà respiratorie. Raramente può portare alla morte. Le persone più suscettibili alle forme gravi sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti, come diabete e malattie cardiache.
Secondo i dati attualmente disponibili, le persone sintomatiche sono la causa più frequente di diffusione del virus. È tuttavia sicuro ricevere pacchi dalla Cina o da altri Paesi contagiati, poiché l’OMS ha dichiarato che il virus non è in grado di sopravvivere a lungo sulle superfici.
Non esistono farmaci testati ed approvati e nemmeno metodi consigliati per la prevenzione. In alcuni casi, ai malati ricoverati in ospedale vengono somministrate medicine prodotte anni fa per altri virus, a volte usate in combinazione fra loro, ma il tutto in via ancora sperimentale.
Nel 2000 la Cina era un Paese in grande ascesa, ma non ancora una superpotenza iper-connessa con il resto del mondo, come adesso. Anche per questo le possibilità di diffusione del contagio si sono moltiplicate. La Cina è allo stesso tempo un colosso produttivo ed un altrettanto enorme mercato di consumo; la messa in quarantena del Paese ha provocato quindi un doppio colpo all’economia mondiale, così come il dilagare della psicosi da fake news rischia di logorare i buoni rapporti diplomatici tra Italia e Cina, di cui quest’anno si festeggia il 50 anniversario, ed aumentare le credenze in stupidi stereotipi razzisti.