Era lì sullo sfondo da mesi. Sussurrato, caldeggiato, protetto dal riserbo. Pronto a essere svelato nel momento giusto, assecondando necessità strategiche, indispensabili nelle fasi preliminari di una campagna elettorale come questa. E proprio quando la fase di stallo sembrava prevalere, allargando la frattura tra i fragili equilibri dell’alleanza di governo e le richieste dei territori, il Movimento Cinque Stelle si è ricompattato attorno al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, lanciato ufficialmente ieri dai pentastellati, con il plauso dell’intero stato maggiore (da Di Maio a Fico, da Spadafora a Taverna), della base e di chi non si è mai rassegnato a un sacrificio in nome dell’alleanza con il Pd. A fare da apripista la capogruppo in Regione Valeria Ciarambino, già in corsa per il Movimento nel 2015 e fino a ieri in odore di ricandidatura: “Con umiltà sento di dire che c’è una persona più capace di me di parlare a tutti. Questa persona per me è Sergio Costa oggi ministro dell’ambiente, un uomo dello Stato, che da generale dei carabinieri ha combattuto contro chi ha avvelenato l’ambiente. La nostra regione ha un bisogno disperato di legalità e di giustizia, di recuperare quelle risorse che oggi finiscono in corruzione e illegalità e restituirle ai cittadini, alle famiglie, investirle per garantire i servizi essenziali. Spero davvero che le voci di coloro che nel nostro territorio sono punto di riferimento per tanti cittadini possano levarsi a supportare questa persona perbene”. Dello stesso avviso il senatore cilentano Francesco Castiello: “Un grazie di cuore a Valeria Ciarambino per il nobile gesto di rinunciare alla propria candidatura per la carica di governatore della Campania, facendo spazio alla prestigiosa candidatura di Sergio Costa, generale Arma CC, Ministro dell’Ambiente. Sergio Costa è il candidato ideale per battere De Luca e aprire una nuova stagione nel governo della nostra regione”.
Il Movimento si affida a una figura del calibro di Costa per lanciare un segnale di assoluta discontinuità con l’attuale giunta e per godere di una candidatura in grado di rendere fortemente competitivo il progetto del M5S all’interno di una coalizione con il centrosinistra. Con o senza Pd. Una figura traversale, capace di pescare in altri bacini elettorali e di smuovere chi, disilluso da un certo modo di concepire e gestire la cosa pubblica, investito dagli effetti di una perdurante crisi di rappresentanza, andrebbe inevitabilmente a riempire i serbatoi del più grande partito mai esistito in Italia negli ultimi quindici anni, quello dell’astensione. E in tal senso l’indicazione di Costa ha già provocato effetti nel panorama politico, ridestando quelle forze della sinistra ostili alla ricandidatura di De Luca e in attesa di un nome in grado di unire l’area progressista contro la destra: De Magistris si è da subito dichiarato pronto a sostenere Costa nell’ottica di una coalizione civica regionale, e anche Sinistra Italiana ha ribadito il suo gradimento per l’attuale ministro dell’Ambiente. Le Sardine, invece, dopo aver bocciato il governatore, invitano a trovare un nome in grado di mettere insieme l’area progressista, ecologista, di sinistra, alternativa alla destra.
La mossa di Costa inevitabilmente rischia di acuire le spaccature nel campo del centrosinistra. Ieri la direzione campana del partito ha blindato la ricandidatura di Vincenzo De Luca, individuando nel presidente uscente il punto apicale anche nel campo largo a cui si intende lavorare. La direzione regionale ha approvato all’unanimità la relazione del segretario regionale, Leo Annunziata, e il dispositivo con il quale il Pd si impegna a realizzare la più ampia coalizione sulla base di un programma condiviso con De Luca Presidente. Una delegazione, composta dal segretario regionale e dai cinque segretari provinciali, si appresta a lavorare alla costruzione di un’alleanza programmatica con un campo largo di centrosinistra. Confrontandosi con i possibili alleati. Che però, in larga parte, si oppongono alla candidatura dell’ex sindaco di Salerno.
Un rompicapo per la coalizione di centrosinistra e soprattutto per il Nazareno, che ieri non ha inviato nessun esponente della segreteria nazionale a Napoli. Un segnale inequivocabile che di fatto priva il governatore uscente del pieno appoggio politico del partito. Non di una delegittimazione si è trattato, ma nemmeno di un’investitura. Fonti interne al partito parlano di un gelo ormai calato tra De Luca e Zingaretti, in attesa di capire quali effetti sortirà la mossa di Costa. La proposta del ministro dell’Ambiente rappresenta un’apertura nei confronti del centrosinistra, pone il segretario dem di fronte a un bivio. Secondo gli addetti ai lavori, dopo la giornata di ieri la trattativa tra Pd e M5s, già intavolata nei mesi scorsi, è destinata a riaprirsi a carte scoperte. Obiettivo dichiarato, provare a saldare l’alleanza di governo anche in Campania e costituire un fronte comune contro le destre. Ma prima delle suppletive per il Senato di domenica prossima, difficilmente si rischierà uno strappo.