“Ma chi pensa di essere, David Bowie?” Achille Lauro, a questa domanda, durante la terza serata del Festival di Sanremo – quella dedicata alle cover – ha palesemente risposto di sì.
Vestito da Duca Bianco, in verde, ha cantato una canzone sugli uomini (Gli uomini non cambiano di Mia Martini) – forse proprio quelli che ha dichiarato di disprezzare – stando un passo indietro ad una donna, Annalisa. C’è più comunicazione nella sua esibizione di ieri sera che in un manuale di Comunicazione. E le polemiche legate al suo look “poco sanremese” sembrano placarsi, almeno un po’: “Perlomeno indossava la giacca”.
“Finalmente qualcosa di sensato. Viviamo in un triste mondo in cui per recepire messaggi e cogliere spunti di riflessione abbiamo ancora bisogno che ci vengano spiegati in parole povere o in modalità aula universitaria. Bravo Lauro e bravo chi se ne frega!” ha scritto un utente.
Tendenzialmente – stando a ciò che traspare dai social network – alla generazione dei baby boomer, Achille Lauro proprio non va giù: “Abbiamo già avuto Renato Zero e Freddy Mercury, a noi va bene così. E poi lui non sarà mai alla loro altezza”. La generazione Y e i Millennials, invece, apprezzano il suo estro definendolo genialità e percepiscono i suoi messaggi comunicativi in modo molto più amplificato.
E mentre lo share sale al 54,5%, con 9.836.000 milioni di spettatori, i commenti sui cachet non possono mancare e rimangono una costante di questo, come di tutti i Festival di Sanremo. E Il Signor Distruggere, nome d’arte di Vincenzo Maisto, blogger e scrittore salernitano, ha detto la sua al riguardo:
Infine, pungenti i commenti sull’esibizione di Ornella Vanoni che accompagnava il giovane tenore pop Alberto Urso. Gli utenti si dividono tra chi la critica e chi la difende.
Da Twitter si legge: “Si può dire che Ornella Vanoni è andata a tempo solo mentre entrava sul palco, e basta? Inutile che fate le standing perché è la Vanoni. Ad una certa Alberto ha dovuto cantargli sopra per evitare figure di merda”.
Voi cosa ne pensate?