In molti degli indicatori dell’European Regional Competitiveness Index, raccolta di dati che permette di valutare le politiche di sviluppo nei diversi territori, le differenze tra molti indicatori sono sfumate e a tratti quasi impercettibili. Osservando, però, la mappa della mortalità per tumore non è così. La linea del rosso più scuro che identifica i luoghi dove il tasso di mortalità è maggiore separa per l’ennesima volta in due l’Europa. I Paesi appartenenti all’ex blocco socialista hanno molto spesso valori più che doppi rispetto a quelli dell’Europa occidentale: a far peggio di tutti è l’Ungheria, seguita da Romania, Croazia e Polonia. “Il problema è presente anche negli altri Paesi dell’Europa centrale e orientale a economia non di mercato fino al 1989, e anche in Russia, e richiede interventi urgenti per il controllo della mortalità per tumori in quell’area del continente”, precisa l’esperto. In Italia il tasso di mortalità è, tranne che in Campania, sempre al di sotto del valore mediano. I dati più bassi si verificano nel Nord Europa (con valori al minimo in Svezia e Finlandia) e nell’isola di Cipro.
Nel nostro Paese, dunque, è la Campania a detenere il record massimo di mortalità per tumori. Nel 2019 i dati sembravano, comunque, confortanti: rispetto agli anni precedenti è scesa la mortalità causata dal cancro. Le stime parlavano di oltre 5 milioni di morti evitate negli ultimi 30 anni, soprattutto grazie ai progressi compiuti contro il cancro al seno (che è fra i più diffusi in assoluto), con l’arrivo di nuove terapie e in particolare con la diffusione dello screening mammografico nelle donne fra i 50 e i 69 anni. A rendere note le stime, nella pubblicazione sulla rivista scientifica Annals of Oncology, sono stati proprio i ricercatori italiani guidati da Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia all’Università di Milano. Nel 2019 si riscontrava che il carcinoma mammario restava il secondo tipo di cancro che causa il maggior numero di decessi per le donne in Europa (al primo posto c’è quello al polmone), ed è ancora il primo in Italia. “La mortalità per tumori negli uomini italiani è analoga a quella degli altri maggiori Paesi dell’Europa occidentale – dichiarava La Vecchia in un’intervista a Il Corriere -. Per le donne è leggermente più bassa, soprattutto rispetto al Regno Unito, poiché le donne italiane hanno cominciato a fumare più tardi, e hanno quindi tassi più bassi di tumore al polmone. Il tumore dello stomaco è invece più diffuso nel nostro Paese e quindi la mortalità risulta maggiore”. Dalle stime emerge che 5 milioni e 300mila decessi sono stati evitati in Europa nelle ultime tre decadi. “Principalmente grazie al controllo del fumo negli uomini – concludeva La Vecchia -. Altri fattori favorevoli sono stati la diminuzione del consumo di alcol in Italia, Francia e altri Paesi mediterranei; il calo di casi del tumore dello stomaco grazie al controllo dell’Helicobacter pylori nelle acque e a miglioramenti nella dieta. Inoltre, i progressi nella diagnosi e terapia sono stati importanti non solo per leucemie, linfomi e tumori del testicolo, ma anche per tipi di cancro più comuni come colon-retto, mammella e prostata”.