Le fibrillazioni all’interno del M5s non favorisco certo l’imbocco di un percorso comune. La sola, naturale e ormai obbligata alleanza strutturale e politica in grado di partorire un nuovo centrosinistra largo e plurale. Il Movimento è dilaniato dallo scontro interno, la natura verticistica (solo nei proclami apparentemente ancorata a un modello di democrazia diretta) ha ceduto il passo a un conflitto tra fazioni che in qualche modo ripropone l’annosa questione della collocazione politica: rifiutare la categoria politica e poi spaccarsi tra chi rema verso destra e chi verso sinistra, presuppone invece una più profonda riflessione. Magari, un ripensamento. Preludio di scelte.
Ma ciò che non si presta a equivoci è la posizione del M5s in merito alla ricandidatura di Vincenzo De Luca alla guida della Regione Campania, espressa coerentemente passaggio dopo passaggio. Con lui ed il suo sistema di potere nessuna ipotesi di dialogo. Anche nelle ultime ore le dichiarazioni dei pentastellati tracciano la linea di demarcazione con l’alleato, considerando proprio la sostituzione del candidato governatore l’unica mossa in grado di riaprire la partita in chiave alleanze: “I dirigenti del Pd sono incapaci di liberarsi di De Luca”, tuona la capogruppo in Regione Valeria Ciarambino. “Certamente, niente alleanza con De Luca. Questo è un dato di fatto. Sicuramente, non vi è ancora un linea definita. Io riproporrei l’alleanza con il Pd, in una Regione devastata dall’attuale gestione, sia a livello di tutela della salute che del lavoro. Penso ad un accordo con un Pd, magari un pò svecchiato”, ragiona l’On. pentastellata Maria Pallini nell’intervista rilasciata ai colleghi di Orticalab.it. Non si punta a un candidato di bandiera ma semplicemente a una figura diversa da De Luca, capace di imprimere un segnale di discontinuità (il nome di Sergio Costa è sempre attuale). Dalle parti di Di Maio si parla, nemmeno troppo velatamente, di accordo possibile ma il problema della linea politica del Movimento è allo stato attuale uno scoglio gigantesco per trovare una quadra e lanciare un messaggio al Pd.
Zingaretti, non propriamente un sostenitore dell’ex sindaco di Salerno, ha atteso a lungo e invano un messaggio dal partner di governo. Le manovre sulle regionali si incrociano con le imminenti suppletive per i due collegi rimasti vacanti (uno a Roma, l’altro a Napoli), dove regna ancora il caos. Il centrosinistra, in assenza di indicazioni chiare da parte dei grillini, è pronto a lanciare candidati autonomi in entrambi i collegi. Nel frattempo Zingaretti, sempre pronto a una mediazione per compattare il fronte giallorosso e anti-leghista, ha incontrato Vincenzo De Luca nel ritiro dem nell’abbazia di Contigliano dove si sono riuniti ministri e parlamentari del partito. “Con lui un colloquio cordiale, nel quale ho illustrato rapidamente il nostro Piano per il Lavoro, le iniziative preparatorie per le elezioni regionali e per la definizione delle liste”, ha dichiarato il governatore approfittando del momento di difficoltà del segretario dem, costretto a scegliere tra lui e un’alleanza con i 5s o, semplicemente, a lasciare immutato il quadro e puntare tutto sul peso specifico elettorale di Vincenzo De Luca, in campagna elettorale già da mesi. Una macchina oliata sui territori, che ha incassato l’endorsement di figure di riferimento del calibro di Ciriaco De Mita (una buona fetta di voti dell’Irpinia, De Luca se li è già assicurati), che riscuote in molti casi un consenso di tipo clientelare, che dispone di un modello di governo già consolidato da presentare agli elettori. Senza contare la spinta degli ultimi favorevoli sondaggi.
Il leader dem anche in queste ore sta sfruttando le sue indiscutibili doti di mediatore, facendo leva sul vero collante della potenziale coalizione (sono in corso anche colloqui per inglobare Dema e Sinistra Italiana): scongiurare il pericolo di consegnare il Paese alla destra sovranistra di Matteo Salvini. Il voto nelle regioni, mai come in questa tornata, sortirà effetti decisivi sul governo nazionale. Le spaccature nel campo alleato costituiscono un problema non irrilevante per la segreteria di Zingaretti. E mentre il tempo scorre, senza essere galantuomo, si ammassano gli interrogativi. Dove si sta dirigendo il Movimento? La leadership di Luigi Di Maio è in discussione? Cosa accadrà dopo il decisivo appuntamento elettorale di fine mese in Emilia-Romagna? Domande insolute che rischiano di far pendere la bilancia dalla parte dell’usato sicuro, regalando a Vincendo De Luca la possibilità di un secondo mandato.