Il fiume Sarno, già sinonimo in passato di elevati livelli d’inquinamento, è oggi sottoposto all’esame degli ambientalisti per l’immenso carico di plastica che le sue acque trasportano fino alla foce, destinando direttamente al mare quantità incalcolabili di rifiuti plastici. È quanto emerge dal tour MAYDAY SOS PLASTICA che Greenpeace sta conducendo insieme ai ricercatori del CNR-IAS di Genova e dell’Università Politecnica delle Marche, e in collaborazione con The Blue Dream Project, la cui missione consiste nel monitorare i livelli di microplastiche nel Mar Tirreno e presso le foci di tre grandi fiumi (Tevere, Sarno e Ombrone) per valutare l’effettivo contributo di questi corsi d’acqua allo stato d’inquinamento dei nostri mari. La situazione del fiume Sarno è definita scioccante, le acque rigurgitano macro e micro plastiche che poi sfociano in quella che sta ormai diventando la più grande discarica del Pianeta: il mare. Nel Sarno sono stati trovati bicchieri, bottiglie, flaconi, buste, confezioni per alimenti e molti altri contenitori e imballaggi in plastica usa e getta. Secondo studi recenti l’80% delle microplastiche (particelle inferiori ai 5 millimetri di dimensioni) si origina in ambienti terrestri e da lì, trasportata principalmente dai fiumi, arriva nei mari di tutto il mondo. Nei fiumi possono riversarsi sia rifiuti di plastica più grandi, che sfuggono ai sistemi di trattamento e raccolta, che le microplastiche. Queste ultime possono derivare anche dalle nostre attività quotidiane perché contenute nei prodotti per la cura della persona, nei detersivi o rilasciate dai nostri abiti sintetici durante i lavaggi in lavatrice. Infatti, dagli scarichi delle nostre case parte delle microplastiche possono arrivare negli impianti di depurazione, in grado di trattenerne solo una frazione, mentre il resto finisce direttamente nei corsi d’acqua. L’inquinamento da plastica ha raggiunto livelli inaccettabili, il cui impatto è stato già accertato in 70 specie marine. A bordo di una goletta completamente in legno, Greenpeace monitora il livello della plastica nel mar Tirreno seguendo le rotte dei cetacei, sempre più spesso trovati morti con lo stomaco pieno di plastica. Durante la navigazione, all’equipaggio capita spesso di rasentare isole fatte di micro e macro plastiche accumulate dalle correnti marine.
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