Un’alta probabilità di emarginazione sociale, futuri cittadini che avranno grosse difficoltà a elaborare le informazioni a loro disposizione per prendere delle decisioni basate su dati di realtà e coerenti con i loro progetti di vita. In Italia molti ragazzi che interrompono precocemente la loro formazione si apprestano ad affrontare la vita adulta con competenze di base insufficienti per muoversi autonomamente e consapevolmente nella società.
E’ così che gli ultimi dati Invalsi tentano di leggere un fenomeno decisivo per la società. Un fenomeno che si è ridotto grazie agli interventi di contrasto degli ultimi decenni. Tuttavia, in Italia la quota degli ELET secondo i dati EUROSTAT 2019 si attesta nel 2018 ancora al 14,5% della popolazione scolastica. Il dato sugli ELET non riesce però a dare l’esatta dimensione del problema della dispersione scolastica. Alla dispersione esplicita, gli ELET, sfuggono quegli studenti che conseguono un titolo di scuola secondaria di secondo grado, ma senza aver raggiunto i traguardi minimi di competenze previsti per il loro percorso di studio. Questi ragazzi non sono classificati come early leavers e, di conseguenza, molto difficilmente possono godere di azioni di supporto per aumentare il proprio livello di competenze. Costituiscono quindi quella quota di allievi che alimenta il preoccupante fenomeno della dispersione implicita o nascosta. Sommando il numero di studenti dispersi espliciti ed impliciti è possibile stimare che la dispersione totale in Italia sia superiore al 20%, un problema che riguarda quindi un cittadino su cinque.
Il 14,4% dei ragazzi italiani inizia le superiori senza aver raggiungo il livello di conoscenze necessarie all’ottenimento di un diploma di terza media. Una cifra che sale a 25-30% nel Sud e nelle isole e che testimonia l’enormità del deficit, in carenze radicate in deficienze d’apprendimento pregresse.
I dati sono stati resi disponibili grazie ai risultati delle prove universali di Italiano, Matematica e Inglese distribuite per la prima volta nel 2019 a tutti gli studenti di quinta superiore. Accorpando le due categorie risulta che si tratta del 23% dei diciottenni molisani, del 25,7% dei pugliesi, e del 31,9% dei campani. In Sicilia e Sardegna troviamo le cifre record: 37 e 37,4%. In tutto, in Italia sono il 7,1% quelli che hanno un livello di inglese inferiore al B1, che al test Invalsi hanno preso meno di due su cinque in italiano e in matematica, e che non sarebbero in grado di capire un libretto delle istruzioni di media difficoltà.