Greta Thunberg è arrivata negli Stati Uniti, il suo viaggio attraverso l’oceano a bordo di una barca ecologica a emissioni zero è stato uno degli eventi mediatici più discussi e affascinanti degli ultimi mesi. Tanto sta crescendo a vista d’occhio l’inquinamento del pianeta, con il riscaldamento climatico, le devastazioni delle foreste, lo scioglimento dei ghiacciai etc. tanto più l’ambientalismo diventa un richiamo urgente e radicale, messo in pratica dalle giovani generazioni che non vogliono vedersi sottrarre il futuro da chi gli ha consegnato questo disastro ormai quasi inarrestabile. Le parole rilasciate da Greta alle televisioni e al Congresso USA sono state semplici e chiare: in Europa si discute come affrontare il cambiamento climatico, mentre negli Stati Uniti c’è ancora un negazionismo espresso bene dal Presidente americano Donald Trump, per cui occorre ascoltare quello che dicono gli scienziati, a partire dall’ultimo rapporto rilasciato dalle Nazioni Unite. Per questo motivo la giovane attivista svedese ha invitato i politici a fare di più di quello che stanno facendo, che risulta ampiamente insufficiente per invertire una tendenza purtroppo consolidata. Oltre questo appello rivolto alla politica istituzionale (che molto prevedibilmente rimarrà inascoltato) si diffonde però nei media, nei social network e nella società, soprattutto tra le nuove generazioni, l’appello diretto a tutti e a tutte a fare qualcosa per fermare la catastrofe. L’esperienza dei “fridays for future” e il #climatestrike globale lanciato dalla Thunberg e raccolto un po’ ovunque nel pianeta risultano tra gli eventi più interessanti e degni di nota degli ultimi anni. Le domande che si pongono milioni di giovani che scendono in piazza sono le stesse: cosa possiamo fare singolarmente e collettivamente per fermare il riscaldamento climatico? Quali stili di vita e quale sistema sociale possiamo adottare per fermare il disastro prima che sia irreversibile? Le risposte sono tante quanto le pratiche e le piattaforme dei movimenti che si stanno diffondendo in questi mesi, come ad esempio Extinction Rebellion e Animal Rebellion in Gran Bretagna. Su quest’ultimo movimento è interessante spendere due parole: si tratta di una costola del diffuso movimento radicale ambientalista britannico che si focalizza su un dato di fatto, ovvero sul nesso che lega lo sfruttamento degli animali alla devastazione ambientale. Il settore dell’allevamento animale (diretto e indiretto) copre più del 30% della superficie terrestre, e oltre il 70% di quella coltivabile: è la prima causa delle emissioni “climalteranti” dei gas serra (18%), più dell’intero settore trasporti; racchiude il consumo dell’8% delle risorse idriche mondiali, principalmente per l’irrigazione delle colture destinate all’alimentazione degli animali da macello/produzione; è il maggior fattore di inquinamento delle acque, della creazione delle cosiddette ‘zone morte’ per il suolo reso infertile dallo sversamento delle deiezioni dell’industria dell’allevamento. Nei soli USA l’industria della carne è responsabile del 55% dell’erosione di suolo, del 37% dei pesticidi, del 50% degli antibiotici, e di un terzo delle emissioni di azoto e fosforo nelle risorse d’acqua dolce. Per tutti questi motivi, una parte dei movimenti ambientalisti sta proponendo la dieta vegana (che consiste nel non mangiare gli animali né i derivati animali, quindi non solo carne e pesce ma anche latte, formaggi e uova) come una soluzione decisiva per la riduzione dell’inquinamento e del cambiamento climatico. Uno degli slogan di Animal Rebellion è: “Plant based food system”, un sistema di alimentazione completamente vegetale. La stessa Greta Thunberg si è dichiarata pubblicamente vegana e con lei anche la giovane cantante americana Billie Eilish, nel sostenere il #climatestrike di settembre attraverso la canzone “All the good girls go to hell” (più di cinquantadue milioni di visualizzazioni su Youtube in pochi giorni, con un testo dal messaggio fortemente ambientalista) si è espressa contro lo sfruttamento animale: “Capisco che la carne abbia un ottimo gusto e so che voi pensate che, se siete solo una persona che smette di mangiare carne, non cambierete nulla. Ma questo è stupido ed ignorante, se avete anche solo mezzo cervello dovreste sapere che ogni persona partecipa al cambiamento. Siate più intelligenti”. Insomma, sia Greta che Billie sono due giovani icone note a livello internazionale che parlano a milioni di loro coetanee e coetanei, portando avanti con modi diversi ma convergenti un messaggio chiaro e semplice, comprensibile in tutto il mondo: se vogliamo salvare il pianeta, dobbiamo smettere di mangiare gli animali.
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