Una strage silenziosa. 599 morti, 599 storie spezzate sul posto di lavoro nei primi mesi dell’anno in corso. Lo comunica l’Inail, divulgando i dati provvisori riferiti ai primi sette mesi del 2019, in cui lo stesso istituto registra un lieve calo delle denunce di infortunio sul lavoro ma una crescita allarmante dei decessi sul posto di lavoro: 599 (+2 %). Sono 18 denunce in più per i casi mortali avvenuti in occasione di lavoro (da 414 a 432) e sei in meno per quelli in itinere (da 173 a 167). Dall’analisi territoriale emerge un aumento dei casi mortali solo nell’Italia centrale e meridionale: 10 in più al Centro (da 110 a 120), 15 in più al Sud (da 119 a 134) e 12 in più nelle Isole (da 46 a 58). L’ultimo caso, in ordine di tempo, riguarda l’atroce morte di due lavoratori uccisi dalle esalazioni nel pozzo di una discarica di Aliano, in provincia di Matera. In aumento, inoltre, le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 38.501 (+2,7%).
La sempre insufficiente attenzione dei media (il tema della morte sul lavoro a quanto pare non frutta le stesse visualizzazioni di una showgirl in lacrime per una relazione malandata) e l’indignazione della politica, sempre abile a montare in sella e a cavalcare l’onda emotiva, promettendo interventi e risorse, inaugurano il tradizionale copione di circostanza prima che la condizione di migliaia di lavoratori rientri nell’indifferenza prescritta dal miope e cinico modus operandi di poteri, aziende e politica, vanificando il sacrificio di chi ha chiuso gli occhi per sempre mentre cercava di sbarcare il lunario. E così si scopre che le risorse destinate alla prevenzione sono state ridotte di mezzo miliardo in tre anni, che le tariffe Inail sono state tagliate, così come i risarcimenti. Senza trascurare la negligenza imperdonabile delle lacune ispettive.
“I morti sul lavoro da tempo non fanno più notizia. Se poi il circo mediatico è tutto concentrato sui nomi del prossimo governo, sulle sparate reazionarie di Salvini o sugli appetiti personali di Di Maio, figuriamoci se interessa qualcuno sapere che ad agosto, nonostante le chiusure, nei cantieri si è consumata una strage, con almeno 12 vittime – dice il leader dei lavoratori edili Fillea -Cgil, Alessandro Genovesi – Nel nostro Paese, nonostante una crisi pesantissima, ci sono ancora un milione di lavoratori nelle costruzioni, molti impiegati in cantieri che sembrano veri e propri campi di battaglia. Occorre allora ripartire da un Codice degli appalti che tuteli lavoro, legalità e trasparenza, dopo che lo “sblocca porcate” varato dal passato governo ha ridotto diritti e protezioni, aumentando la soglia di subappalto e incentivando il massimo ribasso. Bisogna generalizzare la congruità come principale strumento di lotta al lavoro nero in edilizia dando attuazione all’articolo 105 del Codice degli appalti. E introdurre il reato di omicidio sul lavoro, equiparandolo a quello dell’omicidio stradale, per dare un segnale di tolleranza zero verso chiunque risparmi su salute e sicurezza”.
Sul fronte dell‘occupazione, invece, dopo la crescita registrata nei primi mesi dell’anno, a luglio 2019 la stima degli occupati risulta in lieve calo rispetto al mese precedente; il tasso di occupazione passa al 59,1% (-0,1 punti percentuali). Lo certifica l’Istat, secondo cui le persone in cerca di occupazione sono in aumento (+1,1%, pari a +28 mila unità nell’ultimo mese). Nel trimestre maggio-luglio 2019 l’occupazione è in crescita consistente rispetto ai tre mesi precedenti (+0,4%, pari a +101 mila unità). Anche su base annua l’occupazione risulta in crescita (+0,8%, pari a +193 mila unità).