In dieci anni le migliori energie intellettuali hanno lasciato la regione, 170 mila giovani solo da Napoli. I poveri non riescono a migliorare la loro condizione.
Il dossier della Caritas, a cura della delegazione regionale, consegna più di un primato negativo a una regione che arretra sempre di più sul terreno della crescita. La Campania è la regione da cui si emigra di più nel Sud. Su un milione e 136 mila giovani, in prevalenza laureati, che negli ultimi 10 anni sono andati al Nord, 329 mila sono campani, la percentuale più alta di tutto il Mezzogiorno (il 29 per cento). Di quest’ ultimo dato, 170 mila (pari al 15 per cento dell’intero flusso migratorio verso il Settentrione) partono da Napoli. Con un aggravante paradossale. Vanno via i laureati e la Campania è la regione che spende di più in formazione e istruzione di ragazzi e giovani, di cui gode poi il Nord. La Campania spende per l’istruzione il 5,9 per cento del Pil contro il 2,6 per cento del Nord. A questi dati si aggiunge l’emergenza demografica: in sette anni si è avuto un crollo delle nascite con 279 mila abitanti in meno: aumentano i morti, si riducono i nuovi nati.
Secondo le previsioni, tra pochi anni la Campania diventerà una tra le regioni più vecchie d’Italia: colpa della povertà se si procrea sempre meno, secondo la Caritas. La povertà è un tema che disegna la Campania come anello debole, con il 34,6 per cento di disoccupati, il 19,3 per cento di casalinghe e il 17,5 per cento di lavoratori in nero. Vittime della situazione generata dalla pandemia ma non solo. Soffrono come mai accaduto prima famiglie, mamme con bambini, lavoratori: “Sono i nostri vicini di casa – precisa don Carmine Schiavone, referente Caritas Campania – le richieste di aiuto ha superato il 50 per cento in più, siamo in difficoltà, non reggiamo, le istituzioni si appoggiano tanto sulla risposta immediata che noi possiamo dare, si delega troppo”.