Sempre più complicato trovare una spiaggia libera lungo le coste italiane. Per più di un motivo. A pesare ci sono la crescita in questi anni delle concessioni balneari che toccano quota 12.166, l’aumento dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, e il problema dell’inquinamento delle acque che riguarda il 7,2% della costa sabbiosa interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento.
A fotografare la situazione è il nuovo rapporto di Legambiente “Spiagge 2022”, una panoramica sulla situazione delle nostre coste che pone l’accento in particolare su alcuni nodi da risolvere subito come la scarsa trasparenza sulle concessioni balneari, i canoni per buona parte ancora irrisori, la non completezza dei dati sulle aree demaniali e soprattutto l’assenza di un regolare e affidabile censimento delle concessioni balneari.
Il dato sui canoni di concessioni è fermo al 2021. Parliamo di 12.166 concessioni per stabilimenti balneari. In alcune Regioni troviamo dei veri e propri record a livello europeo, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari.
In Campania, stabilimenti, campeggi e complessi turistici occupano più del 68% del litorale, sottraendolo alla libera fruizione. In tutta la Regione, negli ultimi due anni le concessioni solo per stabilimenti balneari sono aumentate del 23%, risultano 1.125 nel 2021, erano 916 nel 2016. Il record è stabilito dai Comuni di Meta, Cellole e Battipaglia.
“In Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Un’anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio. L’errore della discussione politica di questi anni sta nel fatto che si è concentrata tutta l’attenzione intorno alla Direttiva Bolkestein finendo per coprire tutte le questioni, senza distinguere tra bravi imprenditori e non, e senza guardare a come innovare e riqualificare. È un peccato che non si sia riusciti a definire le nuove regole in questa legislatura, in modo da togliere il tema dalla campagna elettorale. Occorre, infatti, dare seguito alle innumerevoli sentenze nazionali ed europee, altrimenti si arriverà presto a multe per il nostro Paese per violazione delle direttive comunitarie e, a questo punto, anche di una legge nazionale che stabilisce di affidarle tramite procedure ad evidenza pubblica a partire dal primo gennaio 2024″.