L’UNHCR ha recentemente rivelato quello che sembrava apparentemente inimmaginabile: le persone costrette a fuggire nel mondo sono ora 100 milioni. La guerra in Ucraina, così come le nuove emergenze o quelle già in corso in Paesi quali Etiopia, Burkina Faso, Myanmar, Nigeria, Afghanistan e Repubblica Democratica del Congo, hanno tutte contribuito al raggiungimento di questa cifra sbalorditiva. Lo scopo della Giornata Mondiale del Rifugiato è quello di celebrare la forza d’animo e il coraggio di milioni di persone costrette a fuggire dopo aver perso tutto. Persone che si impegnano inesorabilmente per migliorare la propria vita e quella delle proprie famiglie e comunità.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una meravigliosa gara di solidarietà per accogliere i profughi in fuga dall’Ucraina sotto attacco. 120.000 persone giunte in Italia in poco meno di due mesi, mentre il Governo ha creato percorsi di accoglienza e favorito procedure impensabili fino a qualche settimana prima. La solidarietà diffusa ha visto protagoniste le famiglie e le comunità locali. Ma questo deve diventare lo standard per tutti coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra per sfuggire a guerra, violenza e miseria.
Dall’inizio dell’anno, quasi 22.000 persone si sono imbarcate per affrontare la traversata più pericolosa, quella del Mediterraneo. Come riferisce Emergency, vengono principalmente da Bangladesh, Egitto, Tunisia, Afghanistan e Siria. 1 su 5 è un minore. Anche a loro vanno ugualmente garantiti un’accoglienza dignitosa e percorsi di inclusione che soddisfino i diritti fondamentali. Come sancito dall’art.10 della nostra Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Infine, è impossibile non aderire all’appello di Medici Senza Frontiere, che ha pubblicato il rapporto Out of Libya. Un documento in cui vengono riportati i punti deboli dei meccanismi di protezione esistenti per le persone bloccate in Libia. In Libia, anche grazie alla complicità politica del nostro Paese, la maggior parte dei migranti è vittima di detenzioni, torture e violenze, incluse quelle sessuali. La loro possibilità di ottenere una protezione fisica e legale è estremamente limitata, per questo la rotta migratoria, spesso mortale, attraverso il Mediterraneo rimane l’unica via di fuga.
“Crediamo che i paesi sicuri, specialmente nell’Unione Europea, che da anni finanzia la guardia costiera libica e sostiene i respingimenti forzati dei migranti in Libia, abbiano il dovere di facilitare l’evacuazione e la protezione, sul proprio territorio, di queste persone vittime di violenza”, è l’appello di Medici Senza Frontiere.