La Resistenza non è una passeggiata

La Resistenza non è una passeggiata. Forse mai come in questo periodo una frase del genere può risultare il meno scontata e ovvia possibile.
Un periodo in cui, alla vigilia del 77esimo anniversario della Liberazione dalla dittatura fascista, l’Italia sembra riscoprirsi ancora una volta Italietta. Un “paesello” impantanato in uno stagnante dibattito pubblico: negli ultimi anni la melma del chiacchiericcio si era sempre divisa tra chi “la memoria dei partigiani” contro chi “si ma allora i partigiani”.
Oggi ci riscopriamo clamorasamente incapaci di nuotare fuori da quel fango, sostituendo velocemente le magliette da indossare nelle curve dei tifosi: “la resistenza degli ucraini” contro “si ma allora gli ucraini”.

Chissà quando la maggioranza del dibattito ci consentirà di indossare la terza maglietta nei distinti: “si ma noi italiani oggi?”.
Quanto accaduto negli ultimi sessanta giorni, dietro l’angolo della nostra “stanca e arrancante” Europa, avrebbe forse dovuto quanto meno riattivare il primo motore immobile di un paese: quello della Memoria. Ma stiamo parlando di Memoria vera, non di occasioni da chiacchiericcio da bar.
Perché è sempre troppo facile mettere un “MA” davanti a una frase e giocare all’eterna patetica giostra del ribaltino. Molto più difficile, forse, per un popolo è fare autocritica in maniera profonda. Interrogarsi sul COSA significa il contesto storico che sta vivendo: liberandosi di magliette da tifoserie, da sorrisetti, frasi fatte, battutine, mosse furbette alla ricerca di una ragione non si capisce ancora bene su cosa.

L’attuale contesto storico riguarda una nazione in cui un uomo al potere da anni alimenta una propaganda incentrata sui valori della conservazione e dell’estremismo religioso: puntando il dito sulle diversità. Un paese in cui esiste una comunicazione unica e a senso unico, dove esiste la prigione per chi utilizza parole bandite dal potere censorio. Dove scompaiono e vengono ritrovati morti giornalisti, dissidenti politici, insegnanti, persone incolpate di non amare come gli viene imposto di fare da usi e costumi già scritti.
Un contesto storico che vede la crescente affermazione dell’uso della forza e del simbolismo, fino a vedere piazze e stadi gremiti dove risuonano boati di adulazione all’uomo potente che esporta morte e distruzione, in nome della difesa della propria razza e della propria patria. Un contesto storico che vede una guerra combattuta in nome della difesa dei confini, dell’espansione per l’affermazione di una fantomatica bandiera e di una fantomatica storia, dalle quali deriverebbero fantomatici arroganti diritti.

Ecco. Un contesto storico affrontato e raccontato così, senza nomi e senza magliette, ma per quello che è e per come si presenta senza neanche nascondersi, dovrebbe farci riflettere tutti, riportandoci a un altro contesto storico che è già stato, già vissuto. Un contesto storico che ha lasciato una ferita profonda lungo tutto il pianeta, ma che ormai non sanguina più e per la quale più nessuno prova dolore, poiché gli effetti sono troppo lontani. E quando accade questo, si finisce per mettere da parte il dovere che ha la Memoria: quello di ricordare il dolore di una simila ferita, specialmente per chi quel dolore deve immaginarlo non avendolo provato di persona.
Quando l’alto e ineluttabile valore della Memoria viene messo da parte, parte il fantacalcio del “SI MA”.

La Resistenza non è una passeggiata. Non lo è mai. E prima di lanciarci in milioni di sentenze da social sugli altri contesti storico-geopolitici, forse, potremmo approfittare di un momento così drammatico per riflettere su quanto sia importante per il Nostro Paese ricordare la Nostra Resistenza e il motivo per cui sia stata fatta. In un contesto storico tutto italiano dove da anni, nuovamente e pericolosamente, “diverse/i, deboli, disagiate/i” vengono respinti, attaccati, picchiati, massacrati e le leggi che dovrebbero evitarlo vengono ostacolate ferocemente, impedite ed evitate.

Le giocatrici e i giocatori della Zona Orientale Regby Popolare Salerno si impegnano ad accendere un faro su tutto questo, celebrando il 25 aprile come una “data densa di significati per chi, come la Z.O. Rugby, ha fatto dell’antifascismo un valore fondativo”. Una data “altrettanto simbolica per il direttivo di APE Salerno, che ha scelto proprio il 25 aprile per presentare alla città il suo manifesto e i suoi obiettivi: una pratica sociale della montagna, che sia etica, popolare, accessibile a tutte e tutti, oltre che espressione di antifascismo, antirazzismo, antisessismo”. Queste le parole della squadra di rugby, che ha organizzato per domani lunedì 25 aprile 2022 una data ricca di eventi per cittadine e cittadini di ogni età.

“Sentiamo fortemente l’esigenza di riappropriazione affettiva del paesaggio rurale dell’entroterra cittadino – dichiarano gli organizzatori – al duplice scopo di conoscere, far conoscere, ma anche monitorare il territorio, con l’utilizzo dei nuovi strumenti cartografici e informativi, denunciandone le numerose criticità ambientali irrisolte. Il tutto declinato all’insegna dell’inclusione, della convivialità e del rispetto dell’altro”.
Ambizioso e articolato il programma della giornata, incentrata su una passeggiata che, dal campo “24 maggio 1999” – ubicato nei pressi di un suggestivo incrocio tra le vie intitolate a Quintino di Vona, insegnante partigiano originario di Buccino, fucilato dai fascisti il 7 settembre 1944, e ai sette Fratelli Cervi, martiri della Resistenza emiliana – si svilupperà per circa 4 km (andata e ritorno) alla scoperta della valle del torrente Mariconda, anticamente utilizzato per l’irrigazione dei campi e la produzione di forza motrice.

Di seguito l’intero programma per grandi, piccini e salernitani di ogni età, che domani vorranno festeggiare la Liberazione dalla dittatura italiana del fascismo insieme alla Zona Orientale Rugby Popolare Salerno:

https://fb.me/e/1q9vlrTJo

Per tutte le altre informazioni consultate i canali social della Zona Orientale Rugby Popolare Salerno

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