Dieci anni di gestione cancellati in poco più di un’ora e mezza, il tempo di una partita di calcio. Quella di Danilo Iervolino da presidente della Salernitana inizia all’insegna dei “farò”, dopo troppi, e spesso presuntuosi “ho fatto”. É bastato “solo” cambiare tempo verbale, per avviare una rivoluzione, più che una nuova era. Un salto temporale in avanti, la possibilità di guardare al futuro e non di rivangare il passato, in attesa che le premesse (bellissime, pazzesche, entusiasmanti, per contenuti, modi e forma) diventino fatti. Benvenuti sul pianeta Iervolino.
Ore 15,34, inizia ufficialmente la nuova era della Salernitana.
E’ il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, a dare il benvenuto al nuovo presidente dell’Ippocampo, a distanza perché costretto a casa a causa del Covid.
“La Salernitana rappresenta per la nostra città una speranza, un qualcosa che va al di là dell’aspetto sportivo. Danilo Iervolino ha avuto il garbo e la sensibilità di telefonami dopo aver perfezionato le procedure. E’ tempo di lasciarsi alle spalle le vecchie vicissitudini, noi abbiamo fatto quanto era nelle nostre competenze per sistemare lo Stadio Arechi. Ora gli auguro di fare in modo che i tifosi possano avere le soddisfazione che meritano, slancio nuovo e nuovi successi, a partire dalla permanenza in serie A. Ci auguriamo che il nuovo corso possa portare la possibilità di creare un centro sportivo, allestire una formazione Primavera. Macte Animo”.
Entra poi in scena Danilo Iervolino, che prima di rispondere alle domande dei cronisti si è presentato a stampa e tifoseria.
“Io nella vita ho fatto un po’ di cosette, ma dal 1 gennaio 2022 sono state tutte cancellate, l’attenzione mediatica travolgente che mi ha dato questa iniziativa ha già stravolto tutto. Sono davvero felice di essere qui, ci sono tante persone da ringraziare, i tifosi, la città, il sindaco, le istituzioni, i partner, stare vicino a una squadra di calcio vuol dire metterci cuore e passione prima che interesse. Io ho un progetto complicato, ambizioso, di medio lungo termine, un processo di cambiamento, di statuto comportamentale, e devo dire che in passato ci sono già riuscito. In un settore duro, refrattario come le università ho dato la mia impronta, voglio farlo nel calcio, questa squadra deve diventare un hub di valori, un link con le scuole, portare le famiglie in totale sicurezza allo stadio, un laboratorio di medicina. Vogliamo creare una squadra con grande professionalità, squadra osmotica con il territorio, legata alle sue attenzioni, parlo di centro sportivo, parlo della creazione di un museo, qualcosa che possa rimanere alla città, e di cui la città possa essere fiera. Totale discontinuità, non mi riferisco a nessuno, chi c’era prima di me ha fatto un ottimo lavoro, Marchetti, Fabiani, ma il problema è non aver creato quel link, non aver toccato quell’animo, non può essere una squadra di secondo piano, parlare poco e male con i tifosi, per il solo fatto di essere proprietari. Una squadra di calcio ha una ricaduta valoriale con i tifosi. Ripudieremo qualsiasi forma di tifoseria aggressiva, e ogni forma d’illegalità, in tutti i modi e con tutte le forze, è una squadra che immagino che debba avere grandi professionisti a partire dalla parte manageriale, io ci metterò le forze, le mie energie e la faccia, come ho già fatto. Avvocato Fimanò, stiamo ammodernando la parte legale di questo settore, dottor Bifolco, il mio storico commercialista, la dottoressa Maria Andria che si occuperà fin da subito di imbastire una nuova comunicazione, e poi ci sarà un cambiamento manageriale nell’area sportiva. Ringrazio Fabiani, ha fatto un lavoro grande dal punto di vista sportivo, ma gli ho rimproverato di esser stato poco attento a creare un rapporto particolare, non andava gestita la Salernitana da dietro una scrivania, si era creato uno scollamento totale tra management e tifoseria”.
Sul presente: Proviamo a salvare la serie A, mai dare per scontata una vittoria contro la Salernitana, la sua vittoria a Verona era quotata 10 a 1. Fra qualche ora annunceremo il nuovo direttore sportivo, sarà Walter Sabatini, avrà un ruolo totale nella gestione sportiva, punteremo sul marketing, me ne occuperò in prima persona, e dopo un periodo di tempo andremo a valutare i risultati e l’operato. Chiedo pazienza, comprensione, sono nuovo, sono preso dalle migliori iniziative e con i migliori auspici per iniziare questo percorso, potrebbe esserci già qualche piccolo incidente di percorso in campionato, ma chiedo alla tifoseria di essere presente. Il progetto sta prendendo forma, sono molto fiducioso, sono un ottimista, il pessimismo non ha mai vinto una guerra.
Su Sabatini: è un vincente, penso che siamo arrivati entrambi con un reciproco sospetto, lui non sapeva quale era la mia visione, io ero un po’ preoccupato perché lui era sempre stato in grandi squadre, poi ci siamo fermati, e ci siamo ritrovati a farci complimenti reciproci al limite del mieloso. Ci siamo subito piaciuti, manca poco per l’ufficialità, la firma arriverà a breve e faremo una conferenza quanto prima per presentarlo. Devo parlare con lui, a me non dispiace mai investire, mi dispiace gettare soldi, anche un euro. Ma io sono un grande investitore, se ci sono da fare investimenti li faremo, ma alla piazza non voglio dare acquisti per una maggiore ribalta personale. A 43 anni nessuno ha fatto quello che ho fatto io in Italia, sono venuto qui per fare i fatti. Avremo un nuovo statuto comportamentale, anche con la stampa. La durata del contratto sarà doppia, un contratto reale e un gentlemen’s agreement . Vuole lottare, è un guerriero, ci siamo rimandati a fine giugno per correttezza. In B sarebbe un altro discorso, un’altra forma di gestione, noi ci metteremo tutta la nostra professionalità, ma dobbiamo attendere anche i risultati.
Su Colantuono: non abbiamo ancora avuto i tempi tecnici per parlare con lui, e poi Sabatini ne vuole parlare personalmente con me. Andremo sul mercato, siamo qui per provare a non retrocedere, c’è quell’orgoglio necessario, fra qualche giorno ci saranno maggiori informazioni. La discontinuità non è sugli uomini, ma sui valori.
Sui tifosi: sono neofita, potrei sbagliarmi, ma non sarò mai assertivo. Non ho la ricetta magica, qualora dovessi sbagliare qualcosa sarò pronto a tornare sui miei passi e provare a migliorarla. I tifosi devono credere in qualcosa, il calcio è uno spettacolo, ma entra nelle famiglie, offre un calore umano, quando i presidenti dicono “la squadra è mia” fanno un male, deludono i bambini, i tifosi, la gente non li segue più. Io cercherò di non fare questi errori, proverò a creare cose belle di cui andare fieri.
Sul progetto giovanile: nessuna speranza, certezze. Faremo l’accademy, c’è la certezza di investire sui giovani, questo l’ho detto dal primo giorno e sarà un progetto a medi-lungo termine. Le sfide belle sono quelle che si possono anche perdere.
Sull’ingresso ufficiale nel mondo del calcio italiano: “La mia voce l’ho già fatta sentire a Dal Pino e Gravina, entro in punta di piedi, ma sono un rivoluzionario, un combattente, quando crede nelle proprie cose le porta avanti. Non cerco pretestuosamente di convincere gli altri, ma cerco di ragionare. Il cambiamento in generale annichilisce, rompe gli equilibri, nessuno vuole nuove energie, volti nuovi, io sono fatto esattamente al contrario. Credo nell’ascensore sociale, credo nella vera democratizzazione delle opportunità. La vivo come una nuova azienda start-up, quella mentalità è dentro di me. C’è bisogno di ripensare come e quando andare allo stadio, io non ho una ricetta, e non voglio dire che la mia idea sia la migliore, voglio solo pensare e augurarmi che tutti siano disponibili ad ascoltarmi. Il calcio va rifondato, questo è innegabile: nessuna innovazione, bilanci impresentabili, poca voglia di puntare sui giovani, tutto questo grida vendetta. Il calcio ha bisogno di rigenerarsi e avere anche qualche punto di vista nuovo”.
Sul mercato: l’effetto wow piace anche a me, sono un sanguigno e mi piace. Però come ho già detto mi piace investire e non gettare i soldi, le figurine non mi interessano, mi solletica di più parlare delle infrastrutture, dei calciatori parleremo con Sabatini. Il mio sogno da bambino era di fare l’allenatore, chissà che non possa autoproclamarmi allenatore. La squadra mi è sembrata una squadra di qualità, a Verona non credo che si è vinto per caso, il successo è meritato. La squadra secondo me non è ultima per organico, sono convinto che ci siano potenzialità, ma che vada rinforzata, altrimenti non avremmo accelerato con Sabatini pensato al mercato di riparazione.
Sull’Arechi: “Per me è uno stadio mitologico, sono andato qualche anno fa a vedere una partita della Salernitana, non avevo l’occhio clinico che avrei oggi da presidente della Salernitana. Oggi andremo a vedere tutto, quando sono andato di chi andava a vedere una gara, mi sembrava uno stadio architettonicamente caratteristico, grande, vicino al mare. Ora sono curioso di andare a vederlo con un altro occhio. Poi vedremo con il sindaco, vedremo le sue aspettative e l’idea di investire insieme a noi, e non intendo economicamente, ma progettualmente.
Sulle due gare non disputate contro Venezia e Udinese: “Ci sono due legali che si stanno occupando di questa vicenda, è evidente che parrebbe rispetto a sentenze già uscite in passato che le partite si dovrebbero disputare, uso il condizionale ma c’è un’analogia con il passato. Ad oggi non ritengo di aprire il capitale, se un domani lo riterrà opportuno lo farò, al momento sono solo in questa avventura. Quando ho passato la mano con Pegaso l’ho fatto perché pensavo che chi potesse venire dopo poteva fare ancora meglio.
Sul suo passato: Sono nato nel mito di Maradona, ho scritto qualcosa sul Calcio Napoli, sono stato allo stadio. Come faccio a dire di no quando mi viene chiesto, non posso ripudiare un amore, nasco tifoso nel Napoli e perché no mi auguro che il Napoli possa vincere uno scudetto, ma in primis mi auguro che la Salernitana si salvi. Quando ho parlato a mio figlio, di 12 anni, mi ha chiesto cosa stesse succedendo. La Pegaso è stata fondata a Salerno, io vengo da Palma Campania, l’amore per questa città è enorme, da giovane, anche per vicinanza, uscivo a Salerno. Calcisticamente siamo nati nel nome di Maradona, ma giocando in serie differenti non ho mai nascosto l’amore per il Napoli, e per la Salernitana, che andavo a vedere con un mio cugino carnale salernitano. Il calcio è passione, coinvolgimento travolgente, la Salernitana mi sta dando queste passioni, e non posso essere condannato se prima avevo un amore.
Sul rapporto con la politica. “Salerno ha espresso campioni, e penso alla famiglia De Luca, ho stima della politica ma è calcio, e non c’è politica. Non sfioreremo il volere della politica, oggi sono solo a fare la conferenza stampa, il calcio è una cosa, la politica è un’altra. Per me sono straordinari, ammiro e rispetto queste persone, ma qui parleremo di calcio, cercheremo di infiammare il pubblico e faremo altro”.
Sulla scelta di prendere la Salernitana. “Avevo promesso a mia moglie di non investire mai sul calcio, non ero affatto interessato. Abbiamo subito fatto il comunicato stampa di smentita. Sono stato sensibilizzato, da questa città avevo avuto tanto in termini di affetto, Pegaso era nata qui, ho casa ad Acciaroli, vengo spesso a cena. Ho detto non può essere che questa città, che per giunta stava vivendo con orgoglio, mi ha rapito questa dignità, e ho pensato: “Io comunque una proposta la faccio”.
Su Lotito: Non lo conosco, lo rispetto per quello che ha fatto in passato. Lo aspetto all’Arechi? Vediamo. Penso che debba nascere un nuovo approccio, e uno sforzo devono farlo anche i tifosi, Salerno deve essere un laboratorio, non deve avere squadre contrarie. Sogno che a Salerno si venga a mangiare la pizza, a fare il bagno, questa è la mia idea. Spero che i tifosi del Verona vengano a mare ad Amalfi. Gli ultras violenti non mi interessano.
Sul marketing: Faremo una rivoluzione, non mi sembra che la Salernitana abbia brillato per marketing. E’ stato proprio sfruttato in termini economici, e ha ripercussioni anche su termini calcistici, ha creato poco anche dal punto di vista iconico, del valore del solo brand. Ci stiamo lavorando, vorrei lasciare il segno.
Su Ribery: ho un’ammirazione incredibile per Ribery, certo non è il futuro, ma penso che a 38 anni possa comprenderlo. Ma è un giocatore fondamentale fino al prossimo campionato, e forse anche sul prossimo. Ha carisma, esperienza, classe, lo ritengo comunque un buon acquisto. Ha portato bene a Salerno, offrendo una vetrina importante.