Più auto in circolazione e un crollo quasi uniforme nell’utilizzo del trasporto pubblico. Livelli di smog e di perdite lungo la rete idrica che rimangono preoccupanti. Poche note positive che poco incidono sul trend complessivo: tra tutte, l’aumento della raccolta differenziata e dei chilometri di piste e infrastrutturazioni ciclabili.
Nel 2020 segnato dall’emergenza pandemica, i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali: se è vero, infatti, che il Covid-19 colpisce anzitutto le città, modificandone contorni, regole e indirizzi, le emergenze urbane evidenziate negli anni precedenti rimangono le medesime e riflettono un sostanziale immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità, seppur con qualche importante eccezione e best practice cui guardare per tracciare la rotta del cambiamento su scala nazionale.
È il quadro che emerge dal rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE .
In Campania rispetto allo scorso anno quasi tutte peggiorano le proprio performance. Male Salerno che scende in zona retrocessione al 94posto (era 77esima scorso anno). Napoli scende al 91° stabilmente nella parte bassa della graduatoria (era 90esima scorso anno). Crolla Avellino che perde ben 43 posizioni e si assesta alla 74esima posizione. Benevento rimane la prima città campana in classifica al 57° posto scalando di tre posizioni. Solo Caserta registra uno scatto posizionandosi al 66 posto scalando di 29 posizioni.
Qualità dell’aria
La concentrazione nell’aria di biossido di azoto (NO2) costituisce, insieme al particolato sottile e all’ozono, uno dei maggiori problemi con cui le amministrazioni devono confrontarsi. In nessun capoluogo campano nel 2020 il valore medio delle concentrazioni misurate dalle centraline in ambito urbano è superiore al limite di legge di 40 μg/mc. La situazione peggiore si registra a Salerno, dove si è registrata una media 38,4 μg/mc; segue Napoli con 27,5; Benevento con 26,3; Caserta con 18,8; Avellino 18,3.
Anche per quanto riguarda le concentrazioni di Pm10 i valori medi rientrano nel limite per la protezione della salute umana di 40 μg/mc previsto dalla direttiva comunitaria, mentre sforano tutte tranne Salerno l’obiettivo per la salute indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 20 μg/mc. I valori medi vedono in testa Avellino 33.2 μg/mc Napoli con 26,8 μg/mc; poi Benevento con (26,6); Caserta con 24,4 e e Salerno con 19,5 (dato risalente al 2019). Una situazione preoccupante se nel 2021 Napoli, Avellino e Caserta sono andati oltre i 35 giorni annui di superamento del limite dei 50 μg/mc consentiti dalla normativa, mentre per Avellino nel 2020 si è misurato oltre il doppio dei giorni di superamento della soglia.
Acqua e depurazione
Caserta e Napoli rispettivamente con 161,4 e 156,5 superano la media nazionale di 153 litri al giorno pro capite di consumi idrici domestici di acqua potabile mentre Benevento con 150,8 si avvicina di molto. Per stimare le probabili dispersioni si calcola che la quota di acqua potabile immessa in rete e non consumata: il dato medio sulla dispersione dell’acqua nei capoluoghi conferma una situazione critica e l’assenza di forti segnali di discontinuità col passato. La situazione peggiore si registra a Caserta con il 61,2% di perdite, Benevento con il 37% e Napoli con il 31%. Non hanno risposto Avellino e Salerno. Gli ultimi dati Istat relativi alla percentuale di popolazione servita da rete fognaria delle acque reflue urbane relativi al 2018 presenta una situazione molto critica a Benevento dove appena il 17% di abitanti sono allacciati alla rete; mentre gli altri capoluoghi hanno percentuali buone con eccellenza per Salerno e Avellino che raggiungono il 100% della popolazione.
Rifiuti, mobilità e verde urbano
Solo Avellino e Benevento superano l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata fissato per il 2012 rispettivamente con una percentuale del 67,3% e Benevento che raggiunge il 65,7%. Segue Salerno con il 60,4%. Chiudono Caserta con il 51,3% e Napoli con il misero 36% (il 35% era l’obiettivo normativo da raggiungere nel 2006).La produzione di rifiuti rappresenta una delle pressioni ambientali maggiori delle nostre città e non solo laddove si sono verificate delle emergenze legate a raccolta e smaltimento. Per questo motivo la riduzione della produzione dei rifiuti è un obiettivo importante individuato dalle politiche europee e nazionali. Nel 2020 solo Avellino è al di sotto di quota 400 kg/abitante all’anno. Gli indicatori del trasporto pubblico sono costruiti suddividendo le città in base al numero di abitanti. Ciò perché c’è una evidente incidenza del bacino di utenza (quindi il numero di abitanti, ma anche l’estensione geografica del capoluogo) sul dato finale. Il servizio di trasporto pubblico, direttamente proporzionale alla popolazione per quanto riguarda i valori assoluti vede andamenti in crescita per tutte le tipologie di città. Napoli con appena 38 viaggi per abitanti è molto lontana dalle altre grandi metropoli e città turistiche come Milano 467 viaggi/ab, seguita da Venezia con 417 viaggi per abitante, Roma 328 viaggi/ab. L’offerta di trasporto pubblico viene calcolata in chilometri percorsi annualmente dalle vetture per ogni abitante residente, scegliendo il numero di abitanti in maniera analoga a quanto fatto per il precedente indicatore di uso del trasporto pubblico. Tra le grandi città, Milano si conferma al primo posto con 86 vetture-km/ab, segue Roma con 57 vetture-km/ab, Venezia con 51 vetture-km/ab. Lontana Napoli con 13 vetture-km/abitante. Tra i capoluoghi di medie dimensioni nessun capoluogo campano nessuno raggiunge 20 vetture-km/ab con la Avellino ultima con 8 vetture-km/abitante. Guardando alle piste ciclabili, nel 2020 buona performance di Benevento con 19,35 m equivalenti ogni 100 abitanti che supera abbondantemente il valore medio nazionale delle piste ciclabili equivalenti che sfiora i 9,5 m. Dietro Napoli e Salerno rispettivamente con appena 0,43 e 0,24 m equivalenti ogni 100 abitanti.
Per quanto riguarda le isole pedonali, dopo lo stallo registrato fino al 2016, il 2020 conferma la crescita registrata lo scorso anno dell’estensione media delle isole pedonali nelle città italiane, che arriva ora a 0,48 m2 per abitante. In Campania nessuna città raggiunge questa media, Benevento e Napoli si avvicinano con 0,39 m2 e 0,32 m2, Caserta fanalino di coda con appena 0,7 m2.
In Campania solo Caserta tocca la cifra di 20 alberi /100 abitanti, seguita da Salerno con 15alberi/100 abitanti. Fanalino di coda Napoli e Benevento rispettivamente con 6 e 4 alberi/100 abitanti. Tutte le città campane presentano dotazione inferiore 23mq/ abitante di verde urbano fruibile. Si passa dai 21,2 mq di Benevento agli 12 mq di Napoli. Nota dolente sul fronte delle energie rinnovabili, dove solo Avellino registra un minimo di diffusione di solare termico e fotovoltaico installato nelle strutture pubbliche, con un valore di 7kW per 1000 abitanti al di sopra del valore medio nazionale, che si attesta sui 4,77 kW/1.00 ab. Fanalini di coda Napoli con 0,32 kW/1000 abitanti e Salerno con 0,2 kW/1000 abitanti.
“Ecosistema Urbano– commenta Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania- fotografa una Campania delle città in buona misura ferma, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali. La pandemia non ha segnato, come è ovvio che sia, la fine delle città e del loro ruolo di catalizzatori della crescita, ne ha però certamente modificato i “contorni”, le regole e l’indirizzo. Sono proprio le città, infatti, le prime promotrici della partecipazione dei cittadini alle risposte alle sfide critiche del post-Covid come il cambiamento climatico, la povertà, l’inclusione, la disoccupazione. Per questo la pandemia deve necessariamente essere anche, oggi, l’occasione per “ridisegnare” le priorità e i modelli urbani, alzando l’attenzione e promuovendo con più forza la mobilità sostenibile e la ridefinizione degli spazi tenendo conto delle necessarie novità, come lo smart working in generale o la didattica a distanza in ambito scolastico. Nulla può tornare come prima ed è urgente guardare in modo positivo al necessario (e obbligato) cambiamento innescato nelle città. Un cambiamento che però necessita di essere governato con lungimiranza ed intelligenza attraverso linee guida ben chiare per commercio, lavoro, scuola, benessere e socialità, gestendo al meglio i fondi straordinari che dal PNRR saranno destinati alle città. Saranno in grado i nostri amministratori, al di là dei bla, bla, bla ad essere all’altezza di questa sfida?”