Parto dalla fine:
Rovella al 92mo esegue una punizione da una posizione defilata e se non ci fosse stata un’altra parata determinante di Belec, la partita sarebbe finita diversamente. Prima ancora dell’assegnazione dei 5 minuti di recupero, il Genoa sfiora il gol prima con Cambiaso, poi con Ghiglione che con una rasoiata non trova la deviazione decisiva da parte di Ekuban in area granata per il tap-in vincente.
Penso a quanto il tempo sia inesorabile nel suo fluire e quanto la percezione che abbiamo di esso cambi in base agli avvenimenti. Ad esempio, l’attesa, in questo finale di gara, è stata lunga, lenta ed estenuante per il triplice fischio. Un tempo che risponde ad una legge fisica del campo: la sofferenza degli ultimi minuti di gara è diversamente proporzionale alla gioia liberatoria per la vittoria dopo il triplice fischio. Soffrire
È nel nostro D.N.A.
Il tempo che rileva vincenti i cambi di Bonazzoli e Djuric: il gol di quest’ultimo ha permesso di rivedere dopo 23 anni di nuovo la Curva Sud in festa per una vittoria in massima serie.
All’intensità e l’ampiezza dei 90 minuti sul campo, in parallelo c’è da decidere del nostro futuro: la questione societaria ancora in alto mare.
A tal proposito, risulta interessante un’intervista rilasciata da Emanuele Cicerelli alla rivista “Assist Perfetto”. In particolare modo uno stralcio della stessa: “Ci veniva detto che dovevamo tornare a Salerno, che la società sarebbe stata venduta. Io Casasola, Gondo (che poi è tornato a Salerno), Lombardi abbiamo aspettato parecchio e la situazione è diventata paradossale, potevamo anche restare fermi. Abbiamo spinto per andare via, io e Casasola potevamo venire qui prima ma siamo arrivati a fine agosto. Il primo luglio sarei dovuto andare alla Salernitana, dopo 15-20 giorni mi sono stancato di stare a Formello. Io avevo detto che se non c’era la possibilità di andare a Salerno volevo tornare in B.”
A queste parole non è susseguito alcun comunicato da parte della società che facesse chiarezza. Parole che rimandano ai saluti e agli auguri fatti da Cristina Mezzaroma moglie dell’ex co-patron della Salernitana, al prossimo nuovo proprietario, nei giorni successivi ai festeggiamenti per la promozione acquisita dopo la vittoria di Pescara. Questo silenzio estivo così denso di ombre e punti di domanda mai risolti: su chi fosse appunto il proprietario a cui si riferisse la stessa Mezzaroma, perché Lotito non l’abbia in seguito venduta forzando con la costruzione del trust. Nel frattempo, il termine per le offerte per acquistare la Salernitana è stato prorogato dal 30 Settembre a metà novembre. Il silenzio continua ancora sulla questione: sia da parte del Generale Marchetti e sia da chi facesse parte della vecchia proprietà.
Questa spada di Damocle è pesato e non poco sulla costruzione della squadra.
La stessa squadra che ieri ha finalmente raggiunto i 3 punti. Parto dalla fine della partita, per concludere con il dopo partita, con un episodio significativo: Franck Ribery richiama in campo i suoi compagni, che avevano raggiunto lo spogliatoio, per farli andare sotto la curva per salutare i propri sostenitori e prendersi il plauso dello stadio.
Il parallelismo del tempo nella Salerno calcistica, vive una condizione a sé stante.
C’è un inizio, l’alba di un nuovo percorso che la squadra ha tracciato con la prima vittoria; le lacune non si cancellano, rimangono, tuttavia: si andrà a La Spezia per giocarsi uno scontro diretto. La squadra di Castori ora più sicura rispetto alle sue primissime prestazioni e con un ambiente che rivive di un entusiasmo maggiore. Dall’altro lato c’è un tramonto che dovrà segnare la fine di un trust figlio di una problematica mai risolta come quella della multiproprietà, in un silenzio colpevole: è giunta l’ora delle risposte. È arrivato il tempo di avere una società e una dirigenza che sappia costruire un nuovo futuro. E questa partita proprio non si può perdere…