Una boccata d’ossigeno, prima della sosta e alla vigilia di tre scontri diretti che pure diranno molto sul futuro prossimo della squadra, fondamentale. E francamente meritatissima, anche se è arrivata nella versione forse meno brillante della Salernitana 2.0, quella che dopo aver pagato lo scotto con la serie A, e assorbito il salto di categoria, è stata quasi sempre competitiva, pur consapevole dei propri limiti.
La Salernitana batte il Genoa. A segno Milan Djuric, il gigante di Tuzla che fa saltare il banco con la specialità della casa, ma soprattutto prende il giusto premio alla sua generosità, alla sua capacità di saper e voler lottare per provare ad aiutare la squadra. No, non sarà probabilmente mai, e non lo è quasi mai stato, un bomber, un attaccante da doppia cifra, ma Fabrizio Castori difficilmente rinuncerà allo spilungone bosniaco.
Se Nwanko Simy continua a deludere, e non solo per gli errori sotto porta, quanto per un atteggiamento che sembra quasi rinunciatario, timido, poco incline alla lotta, che per la Salernitana spesso vuol dire sopravvivenza, speranza di poter colmare i propri limiti, Djuric si prende la scena, almeno fino al triplice fischio.
Poi è Monsieur Ribery a dimostrarsi un campione, che tali si è anche dopo il 90’. Stremato, di cuore più che di gambe, che ormai non rispondevano più a ciò che la mente gli suggeriva, e dopo aver preso un cartellino giallo per fermare gli avversari come l’ultimo dei mediani.
Conosceva bene l’importanza della vittoria di ieri l’asso francese, ha compreso quanto la spinta di un pubblico ancora una volta generosissimo, capace di alzare decibel e toni nella ripresa, possa risultare decisivo per offrire sostegno alla squadra in momenti di difficoltà. E ha deciso di rimanere in campo, sul prato verde dell’Arechi, a ricambiare agli applausi che lo stadio gli aveva tributato. Ha richiamato poi a gran voce i compagni, per farli tornare indietro e coinvolgerci in un abbraccio collettivo e reciproco tra squadra e tifoseria.
Lui, che ha vinto la Champions League, che si è giocato un Pallone d’Oro finendo dietro ai “soliti” Messi e Ronaldo, che può contare trofei su trofei di una bacheca affollata come poche altre, a ringraziare noi. Che oggi ci siamo risvegliati quasi increduli, sicuramente meno sciagurati, e consapevoli che la strada è ancora lunga.
Ma se c’è chi sa tenerti per mano, la meta potrebbe essere meno lontana di quel che si crede.
A patto, però, di continuare così…
foto Ianuale/US Salernitana