Sicurezza, oltre la metà delle scuole senza certificazioni

460 mila i bambini e ragazzi che studiano in 17mila classi con più di 25 alunni; il problema è concentrato soprattutto nelle scuole superiori, dove il 7% delle classi è in sovrannumero, con le maggiori criticità nelle regioni più popolose come la Lombardia (con 1889 classi over25), l’Emilia Romagna (1131), la Campania (1028).
Più della metà degli istituti scolastici è privo del certificato di agibilità statica (54%) e di quello di prevenzione incendi (59%); il 39% è senza collaudo statico. 35 gli episodi di crolli che si sono verificati a scuola fra settembre 2020 ed agosto 2021, circa tre al mese.
Inoltre sono 17.343, pari al 43% del totale, le scuole in zone ad elevata sismicità. Notizie incoraggianti sulla ricostruzione degli istituti scolastici colpiti dal sisma del 2016: gli interventi in corso o programmati riguardano 433 istituti, con un impegno di spesa di 1,2 miliardi di euro.

Sono alcuni dei dati del XIX Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” presentato da Cittadinanzattiva.

“Il Presidente della Repubblica, all’inaugurazione dell’anno scolastico a Pizzo Calabro, ha affermato che questo sarà un anno speciale per la scuola. Lo potrà essere, a nostro avviso, solo se le istituzioni nazionali, regionali e locali svolgeranno responsabilmente e con competenza il proprio ruolo, garantendo trasparenza nel processo, nella scelta dei progetti e negli investimenti riguardanti il sistema educativo e scolastico”, dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva. “Lo potrà essere, soprattutto, se le istituzioni avvieranno processi partecipativi con tutti gli attori della scuola per individuare le scelte via via necessarie, gli interventi più urgenti a partire dalle esigenze specifiche espresse dalle comunità scolastiche locali. Ciò fino ad oggi non è stato fatto. Solo con percorsi condivisi, certamente più faticosi ma indispensabili, sarà possibile garantire una implementazione efficace e generativa dei progetti e degli investimenti previsti e la sfida per una scuola di tutti e per tutti sarà vinta”.
“Le evidenze scientifiche – 
dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, che nel corso dell’evento ha presentato una anteprima del Report Gimbe sulla Sicurezza covid 19 nelle scuole – dimostrano che per minimizzare il rischio di circolazione virale nelle scuole bisogna attuare tutti gli interventi di prevenzione. Ma nel mondo reale della scuola manca una strategia di screening sistematico di personale e studenti; le regole sul distanziamento sono derogabili in presenza di eventuali limiti logistici; non sono stati realizzati interventi sistematici su aerazione e ventilazione delle aule, né sulla gestione dei trasporti; la vaccinazione, possibile solo per gli studenti over 12, è in progress e le coperture presentano notevoli differenze regionali; l’obbligo di indossare la mascherina vige solo sopra i 6 anni. Di conseguenza, l’ambizioso obiettivo del Governo di garantire la scuola in presenza al 100% rischia di essere disatteso nei fatti, come dimostra il numero di classi in quarantena già pochi giorni dopo l’inizio dell’anno scolastico”.

UN FOCUS SUGLI ASILI NIDO

Attraverso l’accesso civico rivolto ai Comuni, Cittadinanzattiva ha ottenuto informazioni su 1305 nidi (corrispondenti al 12% del totale degli asili pubblici e privati del nostro Paese) in merito alla sicurezza strutturale ed interna, alla rimodulazione di spazi e servizi a causa del covid.
Il 44% dei nidi monitorati è ospitato in strutture costruite dal 1976 in poi; il 22% è stato costruito prima del 1975. Pochi i bambini con disabilità, appena l’1% dell’utenza, ospitati nei nidi esaminati; i bambini stranieri sono presenti in una percentuale pari al 12%.
La sicurezza strutturale. Riguardo al possesso delle certificazioni, i dati sui nidi descrivono una situazione migliore rispetto a quella degli edifici scolastici. Il 56% possiede la certificazione di agibilità rispetto al 42% degli edifici scolastici; il certificato di prevenzione incendi è presente nel 51% dei nidi rispetto al 36% degli edifici scolastici. Certamente i nidi sono avvantaggiati dal fatto di essere allocati in edifici di più recente costruzione e situati nel 62% dei casi a piano terra ma si è ancora troppo lontani dalla sufficienza. Gli interventi di miglioramento e adeguamento sismici hanno riguardato soltanto il 6% delle strutture, mentre il 18% ha effettuato le indagini diagnostiche di soffitti e solai – che per Cittadinanzattiva rivestono da sempre un’importanza notevole per prevenire gli episodi di crollo.

La sicurezza interna. Ben l’82% degli asili nido ha redatto il Documento di valutazione dei rischi (Friuli e Basilicata al 100%, male la Calabria con il 50%); il 74% circa ha il Piano di emergenza (ma la percentuale in Calabria si ferma al 25%); segnaletica di sicurezza a posto nell’82% circa dei nidi (anche su questo la Calabria si ferma al 25%). Le prove di evacuazione vengono effettuate solo nel 52% degli asili (bene il Friuli con l’89% e la Basilicata con l’80%; assai indietro Sicilia, Abruzzo, Campania e Lazio, tutte ferme sotto la soglia del 30%; in Calabria nessun asilo ha effettuato tali prove).
La recinzione esterna è presente nel 73% dei nidi oggetto dell’indagine anche perché sono numerosi quelli che si trovano in strutture a piano terra (62%). In merito ai sistemi di sorveglianza, nonostante negli ultimi anni si sia molto dibattuto a causa degli episodi di maltrattamenti verso i bambini in nidi e scuole dell’infanzia, ciò non sembra aver influito sull’istallazione di sistemi di videosorveglianza interni, presenti solo nel 2% dei casi. Leggermente più elevata la percentuale di sistemi di videosorveglianza esterna (6%) anche a causa dei frequenti episodi di vandalismo su nidi e strutture scolastiche.

Asili nido e Covid, cosa è cambiato
Nel 75% dei casi i Comuni nel corso del 2021 hanno garantito il pieno funzionamento degli asili nido. Tra le eccezioni da segnalare, la Campania in cui solo nel 38% dei casi si è riusciti a garantire il servizio (in 9 casi esso è stato addirittura sospeso) e la Puglia, nel 45% dei nidi. Per contro Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Liguria hanno garantito il servizio con gli orari consueti nel 100% dei casi, seguite da Umbria (98%), Trentino Alto Adige (96%), Piemonte (89%), Lombardia (83%). Nelle regioni restanti il dato si attesta oltre il 50%.
Rispetto agli orari di copertura del servizio, nel 76% dei nidi è stato mantenuto quello del periodo pre pandemia ma si rileva una notevole differenza tra l’orario “pieno” garantito nell’89% e quello della sola mattina, applicato nell’11% dei casi. Oltre il 60% ha modificato i percorsi di entrata ed uscita, un nido su tre ha fatto modifiche sulla sala pranzo e il 39% su quella del sonno.
Nel 6% dei casi per riorganizzare gli spazi è stato necessario ricorrere ad interventi cosiddetti di edilizia leggera, utilizzando i fondi pubblici stanziati dal Ministero dell’Istruzione.
Il 79% dei nidi dispone di mensa interna; il servizio è dato in appalto esterno nel 48% dei casi. Riguardo alla qualità del pasto solo nel 3% dei casi si è fatto ricorso al lunch box o ai menù semplificati. Nell’8% si sono utilizzate stoviglie usa e getta.

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