Certo, speravamo tutti in una prima all’Arechi diversa, per celebrare il ritorno in serie A. No, non è andata come volevamo, anzi. José Mourinho cala il poker, la Roma passeggia su una Salernitana per larghi tratti impotente ad accennare qualsivoglia tipo di reazione, la corsa alla polemica è già partita. Forte, puntuale, se volete anche giusta, che questa squadra necessitava e necessita di rinforzi importanti, di giocatori di calibro per la categoria, si sapeva. Si sapeva già prima dell’esordio con il Bologna, si sapeva dopo aver accarezzato il sogno di una vittoria al Dall’Ara, e si sapeva anche ieri.
Alzi la mano, però, chi non ha applaudito la squadra, e il suo tecnico, dopo i primi 45‘, quando il muro alzato da Fabrizio Castori doveva ancora trasformarsi in un castello di carta, spazzato via al primo deciso soffio di vento. Pesa, come è giusto che sia, tantissimo il risultato finale. Buco dopo buco, il muro difensivo della Salernitana si è sgretolato lentamente di fronte a Pellegrini e company, tanto da portare parte dei tifosi presenti in Tribuna e nei Distinti, a lasciare l’Arechi in anticipo, per risparmiarsi almeno il traffico dopo una domenica amarissima.
Ed è proprio in quel momento, nel silenzio glaciale che ha regnato per alcuni minuti dopo il 4-0 segnato dai giallorossi, che si è celebrato forse il miglior momento di serata. Dalla Curva, che pure se priva di ultras e gruppi organizzati dell’ippocampo ha provato a tenere botta agli ospiti giunti dalla Capitale, tra alti e bassi ma non senza generosità – in attesa di un ritorno che gioverà all’intera città – si è alzato forte un “Despacito granata”, capace di spazzare via anche l’imbarazzante vuoto di rumore che si stava propagando sull’Arechi.
Siamo solo alla seconda giornata, di tempo per farci il fegato amaro ne avremo. Sarà lunghissima, sarà durissima. Proviamo a ripartire da quel poco di buono che in una nottata che entra nella storia dal lato sbagliato abbiamo visto, vissuto, respirato. Ne abbiamo (già) tremendamente bisogno…