Per amare alcuni luoghi bisogna poterli attraversare. Non ci si può soltanto capitare per caso. Nelle aree interne la modernità ha spesso spianato la strada a una desolazione che ne ha snaturato i tratti. Ma esiste una modernità buona, in grado di ricucire gli strappi del Paese.
L’attuale sistema delle infrastrutture del trasporto nel meridione sconta carenze e ritardi che hanno effetti significativi sul potenziale dei territori. Il divario tra le aree urbane e le aree interne e rurali determina livelli di qualità dei servizi di trasporto molto difformi sul territorio, limitando di fatto le possibilità di movimento delle persone e lasciando intere comunità isolate. La ricaduta sul destino dei territori è pesante, con indici di spopolamento che significano l’abbandono dei presidi minimi e indispensabili per la cura e la gestione del territorio. E un’estinzione demografica talvolta legata alla dispersione di un patrimonio culturale e identitario secolare.
Da 34 anni i Comuni attraversati dalla linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro, sospesa da Ferrovie italiane nel 1987 in seguito ad alcuni interventi effettuati sulla Battipaglia-Metaponto, e mai più ripristinata, sono completamente esclusi dal trasporto su rotaie: circa 150mila persone sono costrette a percorrere decine e decine di kilometri per raggiungere la prima stazione ferroviaria, soprattutto nel tentativo di incrociare le principali direttrici ferroviarie nazionali (Vallo della Lucania a Sud, Battipaglia a Nord, Potenza a Est). I 79 kilometri di tratta ferroviaria nel corso del tempo hanno rappresentato non soltanto la sospensione di un servizio essenziale ma anche il simbolo dell’inarrivabile leggerezza della parola politica. Un susseguirsi di vuote promesse, di studi di fattibilità e di annunci di stanziamenti non hanno mai disseppellito i binari dalla vegetazione che li divora.
Lo stato di abbandono in cui versa la Stazione di Polla, come tutti gli altri scali lungo la linea, è accessibile a chiunque, traducendosi in un museo a cielo aperto nel punto in cui staziona, a presidio di un’epoca di migrazioni, di separazioni, di attese e ritorni, una locomotiva Fs, la storica 835.205. Il mezzo d’epoca, originariamente destinato alla monumentalizzazione nel cortile di un istituto scolastico, è divenuto il simbolo di un tempo in cui il treno era, nel traffico di uomini e mezzi, portatore di sviluppo. Un veicolo formidabile di integrazione e di coinvolgimento tra territori che cercavano di inserirsi da protagonisti nella vita nazionale postunitaria e poi postbellica.
I binari, divorati dalla vegetazione, costituiscono l’emblema dell’isolamento di un Sud misconosciuto, trascurato dall’agenda politica e sociale, tenuto ai margini da una narrazione subordinata al mito della globalizzazione. Un tratto della linea, qualche decina di metri, è stato ingoiato dal cemento a beneficio della costruzione di un cavalcavia. Vetri in frantumi, cancellate divelte e cartelli imbrattati: gli interni della stazione di Polla sono invece stati oggetto nel corso degli anni di reiterati episodi di vandalismo.
Con gli interventi previsti nel Pnrr si estenderà l’alta velocità al Sud anche attraverso la realizzazione dei primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria. Una linea che costeggerà l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, come riportato nel progetto di fattibilità di massima realizzato da Rfi. Che, peraltro, prevede una stazione AV Vallo di Diano tra Atena Lucana e Sala Consilina: una scelta che faciliterebbe i collegamenti stradali con la Basilicata Meridionale (SS 598 Fondo Valle d’Agri) e con il Cilento (SS 166 degli Alburni). Ma sindaci, comunità e il Comitato per la riattivazione della Sicignano-Lagonegro invocano un’integrazione con i sistemi di trasporto regionali, che svolgono un ruolo primario nel sostenere la domanda di mobilità locale alimentando il sistema dei collegamenti ad Alta Velocità a livello nazionale. Come, d’altronde, stabilito dal Piano di investimenti del Pnrr: una serie di interventi mirati a potenziare e rafforzare le linee ferroviarie regionali interconnesse alla rete infrastrutturale ferroviaria nazionale, sostenendone anche il collegamento e l’integrazione con la rete nazionale ad Alta Velocità, in particolare nelle Regioni del Mezzogiorno. Una stazione AV interconnessa con la linea Sicignano-Lagonegro garantirebbe un servizio ancora più ampio, con una serie di coincidenze giornaliere tra le due linee.