Una calma apparente. Un silenzio assordante. L’ansia che si taglia a fette. E la città, che per seguire quello ch’è diventato un mantra per tutto il popolo granata, ha deciso di rimanere “zitt”.
Eppure qualche sguardo complice, consapevole, aiuta quantomeno a smorzare un po’ l’attesa, a sentirsi meno soli in nottate del genere, dove anche il tempo sembra voler fare un dispetto, e passare molto più lentamente rispetto al solito.
Entità astratta il tempo, alla vigilia di quello che può rappresentare un appuntamento con la storia. Per la Salernitana, per la sua gente. Da vivere, però, per forza di cose lontano dallo stadio Arechi, costretto davanti a uno schermo e su un divano (per chi riuscirà a stare seduto…).
Ché questo maledetto virus ha chiuso le porte degli stadi da oltre un anno ormai, ma ha saputo anche fare di peggio, strappando alla vita un altro cuore granata. A soli 47 anni Pietro Nardiello, giornalista e scrittore con un grande amore per l’ippocampo (come testimoniato dai suoi libri “Salernitana 19:19” e “Guidaci Ancora Ago”), ma anche simbolo di impegno contro la criminalità organizzata e in favore della legalità, è stato divorato dal Covid dopo un mese di lotta.
Alla vigilia di una gara, quella con l’Empoli, che può riscrivere il destino di squadra e città. Fabrizio Castori sarà ancora costretto a casa, pure lui è risultato positivo al virus nelle scorse settimane, così toccherà al suo vice Bocchini provare a telecomandare i suoi dalla panchina.
Si tornerà, probabilmente, al 3-5-2, Tutino dopo il rigore di Lignano Sabbiadoro ritroverà un posto dal 1′ al fianco di Gondo, in mediana potrebbe rivedersi Coulibaly al fianco di capitan Di Tacchio e Capezzi. Casasola e Jaroszynski sulle corsie laterali, davanti a Belec terzetto difensivo composto da Veseli, Gyomber e Bogdan. Tra i toscani del bravo e promettente Dionisi, spazio alle seconde linee, ché la serie A in Toscana è già arrivata martedì, ma guai a sottovalutare l’avversario, che gli appelli alla regolarità del torneo sono arrivati puntuali, da più parti d’Italia, e anche da piazze non direttamente interessate al cammino della Salernitana.
Si preferisca il silenzio, da queste parti, si provi a lasciar parlare il campo, ché dopo una notte del genere non c’è persona a queste latitudini che non aspetta altro, divorato dall’attesa e da uno scorrere del tempo che sa essere davvero dispettoso. Manca ancora qualche ora, mentre un popolo sogna silenzioso, mentre c’è una notte che se ne va…