Realtà di sfruttamento e miseria, caratterizzate da una spietatezza in cui decade lo stato di diritto. E con esso ogni forma di dignità e tutela. Sulla terraferma la condizione dei lavoratori migranti rivela uno stato di subordinazione su cui piombano incessantemente i tentacoli del caporalato. L’attuale Governo, in perfetta continuità con i precedenti, sta trattando la migrazione dall’Africa verso l’Italia e l’Europa alla stregua di un problema di sicurezza nazionale, quindi come un pericolo da scongiurare: nemici da respingere, da confinare in un’esistenza sospesa.
Le cronache delle ultime settimane restituiscono drammatica attualità al termine “strage”. I quattro cadaveri degli ospiti del Cas di Comiso, che si mantenevano facendo i braccianti e gli ambulanti, in attesa della regolarizzazione, morti in un incidente stradale, si sommano agli oltre 130 morti nel Mediterraneo. Senza trascurare i migranti feriti a colpi di arma da fuoco e gli incendi nei ghetti del Foggiano, o le attività di controllo finalizzate al contrasto dello sfruttamento dei lavoratori nella Piana del Sele, da cui sono emerse situazioni degradanti.
I provvedimenti adottati per riparare ai danni dei decreti (in)sicurezza di salviniana memoria sono stati i decreti “Bellanova” e “Lamorgese”, norme valide anche come strumento di contrasto al lavoro sommerso e al fenomeno del caporalato. Ma a un anno dalla loro approvazione più di 200.00 lavoratori (esattamente 207.542), dopo aver versato al posto dei datori di lavoro oltre 600 euro a testa (per un totale di quasi 125 milioni finiti nelle casse dello Stato), si ritrovano ancora nella stessa condizione ante-decreti. Il processo di regolarizzazione negato alimenta un sistema di schiavitù: i lavoratori seguitano a pagare contributi INPS senza poter accedere a sportelli da creare ad hoc, continuando a rappresentare, unicamente, manodopera a buon mercato.
L’applicazione dei decreti legge 34 e 130, con la regolarizzazione di tutte e tutti colori i quali hanno avuto accesso alla procedura di sanatoria in linea con le normative vigenti, si rivela così l’unica soluzione.
In aperto contrasto con il decreto “Lamorgese”, che teoricamente permette un ritorno alla legalità parziale di buona parte delle vittime dei decreti Salvini, una circolare del Ministero dell’Interno stesso ostacola inoltre la presentazione delle domande, impedendo nuovamente a centinaia di migliaia di lavoratori di riemerge dalla illegalità, dallo sfruttamento e dal lavoro nero. Alla farsa della sanatoria e della regolarizzazione, si somma ora il mancato rinnovo della proroga dei permessi di soggiorno che scadranno il 30 aprile. Dal Primo Maggio saranno così nuovamente irregolari centinaia di migliaia di lavoratori ai quali è stato negato il diritto di regolarizzarsi e di poter usufruire anche delle cure sanitarie in una situazione di emergenza pandemica.