Ingressi scaglionati, didattica mista e distanziamento in aula. Ma anche protocolli aggiornati alla luce delle nuove varianti e tipologia di mascherina da utilizzare. La scuola che riapre vive di incognite e di nodi irrisolti. La strada per sancire l’addio alla Dad è ancora lungo e al cospetto delle difficoltà tecniche e logistiche per contenere i rischi sanitari, non bastano le raccomandazioni e i segnali d’apertura. Per il momento, dal solo e inconfondibile sapore simbolico. I dirigenti scolastici sono preoccupati per la gestione dei contagi e auspicano un’alternanza con la Dad, sconsigliando il rientro al 100% nelle aule.
La decisione di tornare a lavorare in presenza, a partire dal 26 aprile, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, pur essendo un obiettivo condiviso, è stata assunta basandosi su un calcolo di “rischio ragionato” che non basta a dare tranquillità e garanzie al personale e agli alunni, le cui condizioni relativamente al distanziamento sono rimaste immutate, nonostante le varianti del virus. Tra i molteplici interrogativi posti dai sindacati, uno su tutti è degno di massima considerazione: in virtù dell’imminente immunizzazione del personale scolastico, come si può scongiurare la diffusione del virus tra gli alunni? Le risposte provenienti dal Comitato tecnico-scientifico sembrano indirizzarsi verso un intervento massiccio di screening per limitare i casi di contagio in occasione dell’ultimo mese dell’anno scolastico. Più precisamente, gli immunologi del Cts propongono di effettuare settimanalmente test salivari, meno invasivi dei tamponi nasali. Antigenici e rapidi, sono molto semplici da eseguire. Sono efficaci al 95% e risultano particolarmente indicati per gli screening su grandi numeri.
Il primo intervento dovrà riguardare l’aggiornamento dei protocolli di sicurezza, peraltro mai puntualmente applicati, che sono fermi all’estate del 2020. Poi le regole sul distanziamento alla luce degli effetti delle nuove varianti, senza trascurare il problema delle classi spesso in sovrannumero: alle superiori si arriva anche a 28-30 ragazzi per aula e mantenere la distanza diventa complicato. Il Governo, in attesa di diffondere un vademecum sulle regole, valuta le diverse soluzioni. Si interverrà sicuramente sull’ingresso scaglionato in aula ma senza prevedere un doppio turno tra mattina e pomeriggio. Con l’istituzione di differenti fasce orarie, tra le 8 e le 10 del mattino o tra le 8 e le 11. Dal ministero spingono per uniformare le norme sul territorio nazionale ma Regioni e sindacati insistono affinché le scuole possano auto organizzarsi circa gli orari di ingresso e di uscita, la durata delle lezioni e quant’altro occorra per garantire il lavoro e le lezioni in sicurezza.
Peraltro, la questione degli orari incide sulla necessità di distribuire il carico sui trasporti, l’altro nervo scoperto dell’intero piano di ripartenza della didattica in presenza. Il potenziamento dei trasporti (il luogo dove le persone che frequentano la scuola corrono i rischi maggiori di contagio) è il nodo cruciale. Il Governo proverà a diluire gli ingressi per ridurre la pressione sui trasporti e spingerà per sfruttare nel modo più efficace possibile i 390 milioni di euro destinati al potenziamento della flotta dei mezzi pubblici, ricorrendo ai bus privati e predisponendo sanificazioni frequenti.
Nei giorni scorsi il Prefetto di Salerno ha convocato i Sindaci dei comuni della provincia a più alta densità demografica e le aziende di trasporto per esaminare eventuali criticità connesse alla ripresa delle attività didattiche in presenza e, soprattutto, per discutere dell’opportunità di confermare o meno le indicazioni sugli orari di ingresso e uscita dalle scuole contenute nel “documento operativo” redatto dallo stesso “tavolo” a dicembre 2020. Tale documento prevedeva, nello specifico, una differenziazione negli orari di ingresso e uscita dalle scuole per le zone “Salerno e Valle dell’Irno” e “Agro Nocerino-Sarnese” (con ingresso a scuola in due fasce orarie: ingresso alle ore 8,00 per le classi prime, seconde e terze; 9,30/10,00 per le classi quarte e quinte e, di conseguenza, differenziazione nelle uscite) e un orario unico di ingresso e uscita nelle restanti zone della provincia.
Nel corso dell’incontro è emersa la proposta di ridurre il range tra le due fasce orarie di ingresso, e conseguentemente di uscita, per le aree di Salerno e dell’Agro Nocerino, prevedendo una prima fascia oraria alle ore 8,00 per le classi prime, seconde e terze e una seconda alle ore 9,00 per le classi quarte e quinte. Una modifica per venire incontro alle richieste degli studenti e delle loro famiglie, evitando il rientro nel tardo pomeriggio per i ragazzi delle ultime classi. Le aziende di trasporto, nel condividere la modifica del “documento operativo”, hanno assicurato di aver già predisposto, d’intesa con la Regione Campania, i servizi aggiuntivi necessari per adeguarsi alla ripresa della didattica in presenza per le scuole superiori, con modalità organizzative analoghe a quelle già attuate prima della chiusura.
Il Prefetto Russo ha sottolineato, inoltre, l’importanza di attivare, nelle prossime settimane, uno specifico monitoraggio per valutare l’andamento del fenomeno, anche nella prospettiva futura di un ritorno alla normalità con la didattica in presenza al 100%.
Nel frattempo la ripresa in Campania, e in particolar modo a Salerno città, non ha fornito indicazioni positive in relazione alla presenza degli studenti. In alcuni istituti della zona orientale della città, nelle classi si è registrata una presenza pari a meno del 30% degli alunni, un dato ben distante dal 50% previsto in zona arancione. Segno inconfondibile dello smarrimento e della paura che serpeggia tra le famiglie e che rischia di compromettere un pezzo consistente del percorso scolastico dei ragazzi.