Dai dati relativi alle prossime due settimane, di zona rossa per quanto riguarda la Campania, dipenderà il futuro di numerose attività. A metà mese, infatti, è previsto il riaggiornamento del Governo, e il bilancio tracciato potrà favorire o meno l’inizio della fase delle riaperture. La fase di contenimento durerà fino alla scadenza naturale del decreto, il 30 aprile. Poi a maggio, secondo le previsioni del Governo e se la campagna vaccinale non subirà nuove e improvvise frenate, si prospetta un’Italia tinta di giallo, con le prime riaperture (ristoranti a pranzo, ad esempio) e l’avvio di un graduale percorso che proietterà il Paese alla normalità.
Una sfida enorme, considerando le difficoltà incontrate dalla campagna vaccinale. Il piano del commissario Figliuolo prevedeva, già a partire dall’inizio di aprile, tra le 300mila e le 500mila somministrazioni al giorno ma ad oggi, in nessuna delle ultime giornate è stata raggiunta la soglia minima delle 300mila somministrazioni. E così le regioni hanno accumulato ritardi, innescando ritmi che provocheranno lo slittamento sensibile dell’immunizzazione di massa, di questo passo raggiungibile a gennaio e non per la fine dell’estate. In tre giorni di feste pasquali il calo è stato netto, con circa 300mila dosi rimaste nei frigoriferi mentre i dati relativi al contagio continuano a descrivere uno scenario da zona rossa. Il brusco rallentamento dovuto alle festività pasquali non è l’unico elemento di ritardo, peraltro fisiologico. L’arrivo delle dosi e i ritardi nello smistamento hanno determinato una brusca frenata, soprattutto considerando la macchina organizzativa delle regioni, non sempre all’avanguardia. Di certo, la scarsa affidabilità delle case farmaceutiche sul fronte delle consegne è ormai un dato di fatto. Poi c’è la sfiducia nei confronti di AstraZeneca, che ha indebolito la campagna vaccinale: fino a ieri, secondo gli ultimi dati disponibili, sono state somministrate il 96% delle fiale Pfizer e appena il 54% di AstraZeneca. Un divario consistente che sparge perplessità anche in relazione alle seconde dosi e al numero di “disertori” potenziali.
Anche in Campania la campagna vaccinale ha subito un calo in occasione delle festività pasquali. Ma tra oggi e domani Pfizer dovrebbe consegnare in regione un quantitativo pari a 107mila dosi di vaccino, da sommare alle oltre 122mila dosi di AstraZeneca e alle 34.500 di Moderna. Per metà mese, inoltre, sono attese le prime forniture del vaccino “Johnson & Johnson”, monodose, e apripista della grande vaccinazione di massa.
Urge un’accelerata. Uno sforzo senza precedenti. Oltre ai disservizi e alle carenze strutturali, la grande mobilitazione di massa ostentata dal governatore della Campania è soltanto un fenomeno circoscritto, vinto dalle incognite. A più di un mese dall’insediamento, il “Governo dei migliori” non ha giovato al Paese sotto il profilo organizzativo e fattuale. Il piano Figliuolo non solo non è giunto al decollo ma non ha suggerito vie d’uscita alternative rispetto alla strada tracciata dal predecessore, il tanto vituperato Arcuri. In mancanza di uno scatto in avanti della campagna vaccinale, le conseguenze economiche e sociali potrebbero essere devastanti, soprattutto in vista della stagione estiva. Il turismo prenderà la via dei Paesi che offrono maggiori garanzie sanitarie, a discapito delle bellezze nostrane e delle località già ampiamente colpite da un anno di ferree restrizioni. Accontentarsi dei piccoli progressi non basterà, anche se c’è chi sostiene, monitorando i dati relativi alle vaccinazioni degli over 80, che il primo enorme traguardo coincide con l’immunizzazione di circa due milioni di anziani che ancora attendono la dose. Un numero, giunti a questo punto della campagna vaccinale, decisamente imbarazzante.