Chiara, la fisioterapista, e io siamo partite da Padova con un’ora di ritardo sulla tabella di marcia. Ma tanto Paddy aspetta, non lo fanno avvicinare al padiglione della fisioterapia fino a che non sarà vaccinato contro il Covid e quindi non ha granché da fare, ma già prima la sua vita non era semplice. Vive in un “distaccamento” dell’ospedale di Camposampiero, gestito dalla cooperativa Nuova Vita. Lo vogliono aiutare, ma lo fanno in un modo sbagliato, gli hanno dato una struttura dove vivere, che si chiama “Casa Gialla”, ma per il resto il ragazzo è abbandonato a se stesso. Ci sono un’abbondanza di Oss e un solo fisioterapista, di conseguenza gli Oss fanno fisioterapia, cosa molto sbagliata.
Ma soprattutto non c’è un accesso vero per le carrozzine: io e Paddy facciamo delle gincane per uscire con le nostre otto ruote, un po’ ci arrangiavamo, un po’ ci spingeva Chiara a turno, con attraversamenti stradali non sicuri. Una cosa è certa: non avremmo mai potuto uscire da soli. Certo, è previsto che arrivino pazienti non deambulanti col pulmino, ma non è previsto che escano. Tutto sa un po’ di carcere e l’emergenza sanitaria ha solo peggiorato la situazione.
Quando spieghiamo alle infermiere che Chiara, Paddy e io vogliamo solo un posto tranquillo, dove fare quattro chiacchiere davanti a un caffè, loro ci guardano stranite un momento, come se stessimo chiedendo la luna, poi ci indirizzano dalle colleghe del Pronto Soccorso, per accedere al bar di quell’area. Ci assicurano che al pronto soccorso capiranno, ma non è così: al pronto soccorso ci buttano fuori, ci indirizzano verso il bar dell’hotel di fronte. Non c’è nulla di male, ma avrebbero potuto avvisarci prima. Comunque, verso l’ora di pranzo ci buttano fuori anche dal bar dall’hotel, pur non avendo quasi nessuno a pranzo. Le distanze di sicurezza erano rispettate ampliamente, non c’era ragione alcuna di cacciarci dal nostro tavolo. Ma, arrivati a mezzogiorno e mezza, io so tutto quello che devo sapere su Paddy. La prima cosa da sapere è che un bel ragazzo classe 1995 e ha tutta l’aria di essere felice. La seconda cosa da sapere è che non ama parlare di sé, alcune informazioni le ho dovute sapere da Chiara che lo conosce da due anni.
Fino al 2015 la sua vita assomigliava vagamente alla trama del Principe cerca Moglie. La famiglia di Paddy fa parte della nobiltà nigeriana, ma lui non voleva assolutamente condurre un’esistenza di noiosi formalismi, quindi è venuto in Italia per studiare architettura. Fino al giorno dell’incidente. Era con gli amici sul fiume Brenta, quando sono stati sorpresi dalla corrente avversa; lui è finito contro un sasso sporgente, e si è fratturato la colonna vertebrale. Per fortuna non è paralizzato completamente, usa bene le braccia e mangia da solo. Da quel momento ha smesso con l’architettura e si è dato allo studio di sei-sette materie diverse, fra cui storia (cui si dedica per la maggior parte del tempo) e biologia (nel tentativo di capire di più della sua lesione. Racconta a Chiara dei progressi che la ricerca sta facendo nel riparare la colonna (a sentirlo sembra che il problema sia già tutto risolto), lui intanto continua ad informarsi. Comincia tanti percorsi di studio senza mai finirli, ma a lui piace. Credo sia un vero studioso, a volte si atteggia a professore, comincia a spiegare fisica quantistica e non la finisce più, ma non penso voglia insegnare. Dovrebbe cambiare posto, se fosse ben seguito diventerebbe molto più autonomo e andrebbe anche all’università da solo quando riapriranno. Per ora sembra un tipo alla costante ricerca di risposte, e anche di una moglie che non ha ancora trovato perché non si trova bene con le ragazze bianche. Magari un giorno cambierà idea. Forse anche io mi sarei comportata così al suo posto, avrei cercato di dare un senso al mio incidente.
Questa giornata è ricca, ricchissima di cose senza senso.