Un duro dissenso, una rivolta del mondo accademico. E’ il neonato Osservatorio sul regionalismo differenziato, promosso dall’antico Ateneo napoletano “Federico II” contro una riforma in “irrimediabile contrasto con il quadro costituzionale”: il piano “cieco ed egoista” del regionalismo differenziato. Questa mattina, relatore d’eccezione del forum è stato il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, intervenuto nella sede centrale del Corso Umberto. Il vicepremier, pur conservando un equilibrio istituzionale e alludendo continuamente al contratto di governo stipulato con la Lega, ha espresso tutta la sua perplessità sulla riforma in questione, ponendo all’alleato condizioni ritenute imprescindibili: “Per noi l’Autonomia va fatta: ma a due condizioni. Dobbiamo stabilire prima i livelli essenziali di prestazione (Lep). Per poter avere una redistribuzione equa sul territorio. E poi occorre fare investimenti importanti sul Sud. Tecnologici, innanzitutto”. Il vicepremier pentastellato ha rivendicato il respingimento della regionalizzazione della scuola, sottolineando dinanzi alla platea il modo in cui è stata arginata la radicalità delle proposte avanzate dalla Lega. E si è speso a favore della coesione nazionale: “Se qualcuno sta giocando a spaccare l’Italia questo non lo permetteremo”. Il convegno, cui tra gli altri hanno partecipato Massimo Villone, emerito di Diritto costituzionale, Giuseppe Tesauro, presidente emerito della Corte Costituzionale e Adriano Giannola, presidente di Svimez, ha lanciato nuovamente l’allarme sulle “asimmetrie lungo la linea di frattura Nord-Sud”. Per gli accademici, l’autonomia chiesta e applicata nei termini in cui vorrebbero regioni come Lombardia e Veneto, comporterebbe, in maniera irreversibile, gravi danni per le sorti dell’intero Paese.