I Carabinieri della Compagnia di Battipaglia hanno effettuato l’accesso presso una fabbrica di bancali in legno (pallet), situata in una zona industriale della Piana del Sele, riscontrando una situazione di totale irregolarità e profondo degrado. A coadiuvare i militari erano presenti anche i Carabinieri Forestali e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Salerno e personale del servizio prevenzione infortuni dell’ ASL di Salerno.
I militari hanno trovato quindici operai intenti a lavorare: uno era cittadino italiano, gli altri erano extracomunitari privi di permesso di soggiorno, provenienti dal Mali, dalla Moldavia, dall’India e dal Marocco, di cui due donne. Solo due di essi sono risultati regolarmente assunti, gli altri sono lavoratori in nero. Durante le operazioni di accesso, i Carabinieri hanno scoperto che cinque operai stranieri dormivano in tuguri costruiti all’interno del capannone industriale, privi di qualsiasi requisito igienico sanitario e in condizioni degradanti. I cinque (quattro moldavi, di cui una donna, e un malese) utilizzavano materassi di fortuna appoggiati per terra e, tutti, un unico bagno “alla turca”. Dai primi accertamenti è emerso che i titolari pagavano circa 2,5 € l’ora i lavoratori, i quali erano costretti ad usare macchinari privi di qualsivoglia sistema di sicurezza.
Pertanto, i titolari dell’azienda, padre e figlio, il 66enne C.R. ed il 37enne C.L. entrambi residenti a Battipaglia, sono stati deferiti all’A.G. per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603 bis c.p.), oltre che per la violazione di norme in materia ambientale ed in tema di immigrazione. Per le violazioni in materia di lavoro, sono state elevate altresì sanzioni amministrative, in fase iniziale, per 47.600 € ed è stata disposta la sospensione dell’attività, mentre le cinque persone che dormivano all’interno della fabbrica sono state collocate in strutture alloggiative di accoglienza. L’intero sito produttivo, comprensivo di capannone e varie pertinenze, per un totale di 800 mq, è stato sottoposto a sequestro preventivo. L’operazione si inquadra in una più ampia attività di controllo finalizzata al contrasto dello sfruttamento dei lavoratori nella Piana del Sele, che proseguirà nelle prossime settimane.