Rivoluzionare un manufatto dell’Antica Grecia nell’intento di combattere l’inquinamento e lanciare un messaggio dal forte impatto sociale. Questa la missione di Stefano Santoro, in arte McNenya, writer e artista 35enne, che in via Vinciprova ha dipinto una versione 2.0 della “Tomba del Tuffatore”.
Un uomo è infatti intento a tuffarsi, ma in un mare pieno di rifiuti, tra sacchetti di immondizia e bottiglie che galleggiano impunite, e un tubo di scarico che riversa in acqua scarichi tossici, con una tartaruga, in basso a destra, che sembra quasi voler uscire dal murale, nel tentativo di scappare da tanto inquinamento per andare alla ricerca di salvezza.
“L’idea è nata un anno fa – racconta McNenya-, già collaboravo per spirito sociale con i ragazzi del gruppo di Greenpeace Salerno, e ci furono una serie di eventi al museo archeologico di Paestum, così mi venne in mente di esporre una tela rivisitando il celebre manufatto, che ancora oggi è esposta e che richiama proprio il concetto riproposto a via Vinciprova”.
L’arte come denuncia sociale, messaggi lanciati con bombolette spray e colpi di pennello, e non con la violenza, nei lavori del writer ordinario di Baronissi c’è anche questo.
“Abbiamo contattato un consigliere comunale, facendo partire l’iter burocratico che ci ha permesso di esprimere il nostro messaggio, se riesco anche a sensibilizzare un solo ragazzo sul tema dell’inquinamento, io ho vinto. Il mio scopo è quello”.
E il tema sociale è centrale nelle opere di McNenya, come testimoniano i suoi precedenti lavori. “Ho collaborato con il Comitato Salute e Vita, dipingendo nei pressi delle Fonderie Pisano un muro grazie all’appoggio del sindaco di Pellezzano Francesco Morra, nei mesi scorsi ho dipinto alcuni muri nei pressi dell’Ikea durante il lockdown, un’opera ispirata proprio alla pandemia, in passato ho creato anche dei lavori con il materiale ricavato dal recupero delle spiagge”.
Dopo una lunga militanza tra Lombardia e Toscana, Stefano Santoro è ritornato nella “sua” Baronissi, dove sogna di inaugurare nei prossimi mesi un laboratorio artistico. “Sarà anche il frutto delle mie esperienze, di quello che ho visto e fatto in giro per il mondo, dipingo da quando ho memoria, i miei genitori mi ricordano che da bambino avevo sempre colori e pennarelli in mano, il primo murales l’ho disegnato quando avevo 12 anni, anche se non sono il writer che va a pittare di notte. E’ contro i miei principi, io devo stare sereno, specie quando faccio lavori complessi, che richiedono luce, ma soprattutto tranquillità”.
E nel frattempo, in città, è già scattata la corsa per andare a osservare dal vivo la Tomba del Tuffatore 2.0.