La distopia o la “non utopia” indica la rappresentazione di una società proiettata in un futuro prossimo, e dominata quindi, da una vita spettrale e spaventosa; dicotomia per eccellenza dell’utopia di cui ci narra Tommaso Campanella ne “La città del sole”, la distopia affonda le proprie radici nella letteratura sin dal 1800. Una sorta di presagio narrativo molto attuale, visti i tempi di forte crisi identitaria e sociale, la distopia – tra le altre cose apprezzata da molti registi – basa la propria realtà narrativa su una presunta irrealtà possibile, in cui il perno centrale è la denuncia, unica possibile forma di ribellione nei confronti di sistemi totalitari. Concepita, soprattutto durante il secolo scorso – il secolo delle grandi guerre e della più atroce disumanità – spesso è stata data voce al genere letterario in questione, perché la storia è la più grande maestra di presunti scenari ripetibili. I testi distopici appaiono come opere satiriche in cui si possono raggiungere sia scenari apocalittici che fantascientifici. Uno ying e yang – distopia e utopia – necessari, che si completano vicendevolmente. “Distopia” dal greco “cattivo luogo”, è una surrealtà necessaria, a mio avviso, per auspicare ad una società migliore, possibile, giusta ed equilibrata. È fondamentale leggere una di queste opere, non solo per evadere dalla quarantena ma anche per tenere le antenne dritte rispetto al cambiamento epocale che stiamo vivendo.
Quali sono i 10 libri distopici da leggere durante la nostra – lasciatemi passare, distopica – quarantena?
- Fahrenheit 451, Ray Bradbury (1953)
In un’allucinante società futuristica si cercano gli ultimi libri conservati illegalmente. L’intenzione preposta da un corpo dei vigili del fuoco è quella di bruciarli, per azzerarne completamente la memoria. Fahrenheit 451 (in italiano “Gli anni della fenice”) è un romanzo di fantascienza, ambientato in un tempo posteriore al 1960, in cui la cultura è un reato da debellare. Nel 1966, il libro di Bradbury, diventò un film omonimo diretto da François Truffaut; nel 2018 è stata presentata un’ ulteriore trasposizione cinematografica, grazie alla magistrale rappresentazione di Ramin Bahrani. Vincitore anche del premio “Retro Hugo” come miglior romanzo, è l’opera più riuscita del celeberrimo scrittore americano di fantascienza.
- 1984, George Orwell (1948)
In una apocalittica realtà, il mondo è diviso in superstati, ognuno dei quali in perenne guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. In Oceania, la cui capitale è Londra, la società è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa; un’ entità di cui non si conosce l’identità; il Grande Fratello ha due “occhi” che fungono da telecamere invadenti, capaci di pervadere l’intimità domestica di ogni abitante. Il braccio armato in questo stato in perenne sotto accusa, è la psico polizia, pronta ad intervenire ad ogni minimo sospetto. Nonostante i perenni divieti, l’anarchia più becera è all’ordine del giorno, perché tutto è permesso, in quanto la morale è assente da ogni dove. Apparentemente, nulla è proibito: tranne pensare, amare, divertirsi. Insomma, tutto tranne vivere, se non rispettando con ossequio gli usi e i costumi imposti dall’onnisciente Big Brother. Dal loro rifugio, solo Winston Smith e Julia lottano disperatamente per conservare un briciolo di umanità. Orwell è riuscito a presentare prematuramente alla nostra società contemporanea, l’idea di nuovi processi mentali, tipici dell’irrazionale ordine totalitario. 1984 è un must nella psicologia sociale e degli studi comunicativi.
“Mentre nel libro di Huxley si parla veramente di un altro mondo, di un’altra civiltà, in 1984 è il nostro mondo che agonizza davanti a noi”. Queste le parole di Geno Pampaloni.
- Il mondo nuovo, Aldous Huxley (1932)
Scritto nel 1932, “Il mondo nuovo” è un romanzo estremamente profetico, ambientato in un irreale mondo futuristico totalitario, nel quale ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo e del progresso. I cittadini che vivono “nell’altro mondo” non soffrono a causa della fame, guerra o malattie, al contrario possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. Il prezzo da pagare è molto alto: la negazione di ogni emozione, ogni sentimento, ogni piccola ed impercettibile manifestazione della propria individualità. Il critico letterario Piero Dorfles, di recente, nella sezione “L’utopia negata” ha inserito “Il mondo nuovo” fra “I cento libri che rendono più ricca la nostra vita”.
- Il racconto delle ancelle, Margaret Atwood (1985)
Ambientato in un’ ipotetica teocrazia totalitaria, in cui il governo degli Stati Uniti è stato completamente rovesciato, “Il racconto dell’ancella” mette a nudo i temi della sottomissione femminile e dei vari mezzi sfruttati dalla politica per portare a termine uno scopo riproduttivo ben preciso; un romanzo di denuncia a 360′, in cui la voce delle donne non è solo un monito necessario per stigmatizzare la mercificazione femminile, ma è soprattutto un grido disperato per ribellarsi da un mondo di forti bigottismi che nascondono profonde violenze da parte di alcune stesse donne. Nel 1990 il romanzo è stato adattato per il grande schermo nell’omonimo film diretto da Volker Schlöndorff e nel 2017 per la televisione nell‘omonima serie.
- La fattoria degli animali, George Orwell (1945)
Il libro è un’attenta riflessione sugli eventi che portarono durante la I guerra mondiale alla Rivoluzione russa e da questa a seguire, lo stalinismo dell’Unione sovietica, espressione di una politica che basa la propria essenza su personalismo e terrore. Orwell, socialista democratico profondamente convinto, manifesta ogni dissenso assoluto nei confronti della macchina totalitaria riprodotta nel post dopo guerra, da colui che la storia ha definito come “l’ uomo d’acciaio”; critico nei confronti di qualsiasi assolutismo e personalismo, Orwell matura idee social democratiche, dopo aver partecipato in prima persona alle barbarie della Guerra civile spagnola. “La fattoria degli animali” è un testo allegorico satirico di granissimo spessore, in cui l’autore cerca di far convergere lo scopo politico con quello artistico, in un periodo in cui il proprio paese d’origine – Gran Bretagna – fu alleato al grande dittatore Stalin, per sconfiggere un altro grande dittatore, ossia Hitler. Inizialmente snobbata, l’opera diventa poi un grande successo commerciale durante la Guerra Fredda.
Uno dei libri più realistici di sempre, in cui si auspica all’utopia e su la scia dell’ idea di questa, si commettono le peggiori crudeltà umane. Un testo che che rimanda al bestiario di Esopo, in cui le caratteristiche animali diventano le caratterialità in cui è incasellato il genere umano: “L’uomo è la sola creatura che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è troppo debole per tirare l’aratro, non può correre abbastanza velocemente per prendere conigli. E tuttavia è il signore di tutti gli animali. Li fa lavorare e in cambio dà ad essi quel minimo che impedisca loro di morir di fame e tiene il resto per sé“.
- Arancia meccanica, Anthony Burgess (1962)
Romanzo fanta politico, i protagonisti del romanzo – così come li definisce Burgess – sembrano davvero “sballati come come un’arancia meccanica”. Alex, con il resto della sua banda, compie atti di violenza per puro divertimento. Dopo una serie di spiacevoli episodi, viene arrestato con una condanna da scontare di 14 anni. Riuscirà la sua innata violenza ad essere placata? Riadattato per il grande schermo da Stanley Kubrick con l’omonimo titolo, nel 1965 anche Andy Warhol ne ha diretto un film dal titolo “Vinyl“.
- Elianto, Stefano Benni (1996)
Romanzo distopico di stampo fantascientifico, Benni ci racconta le trame di Tristalia in cui regna il partito unico dei vip e dei venti presidenti. Il solo a poter salvare la gente è Elianto che purtroppo, è affetto dal “morbo dolce”, a causa del quale giace malato in un letto di Villa Bacilla. Un gruppo di ragazzi parte alla ricerca dell‘elisir che può guarire Elianto, ma la loro missione si intreccia sia con uno degli emissari di Lucifero, sia con l’inviato del maestro Shin Tigre Leggera. Il finale è davvero interessante!
- L’uomo è forte, Corrado Alvaro (1938)
Fu oggetto di censura per la descrizione di un sistema totalitario molto più inquietante di quello descritto da Orwell in “1984”. A seguito di una guerra civile tra “bande” e “partigiani” l’ingegner Dale assiste impotente all’instaurarsi di una dittatura brutale. Con la speranza di una società egualitaria, prende sempre più piede un sistema meschino che si nutre sui sensi di colpa della popolazione. L’amore è considerato pericoloso perchè rimarca l’individualismo umano e si distacca quindi, dall’idea di bene per la società. Una grande storia d’amore in una società totalmente grigia e distopica.
- Le Meraviglie del Duemila, Emilio Salgari (1907)
Due uomini, grazie ad una scoperta scientifica, riescono a viaggiare nel tempo, spostandosi dal 1903 al 2003. Catapultati in un mondo popolato da macchine volanti, treni sotterranei e velocissimi, città sottomarine e molte altre meraviglie tecnologiche, i protagonisti iniziano a perdere il senno a causa dell’iperattività dei quei periodi, fulcro della società del momento. Sul tracollo mentale dei personaggi principali, ha un effetto determinante l’aria che si respira nel futuro che è satura di emanazioni elettriche.
- Il pianeta irritabile, Paolo Volponi (1978)
Nel 2293 quattro esseri viventi, riescono a scampare ad un’esplosione atomica e iniziano un viaggio per la salvezza. I quattro cavalieri dell’Apocalisse devono eliminare ogni ostacolo che incontrano sul loro cammino; pubblicato per la prima volta nel 1978, il libro contiene qualcosa di molto attuale. Il naufragio del pianeta è evitabile se alla vita verrà anteposto sempre e solo il sistema economico.