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Repression party

Quando il disagio democratico cronico del nostro Paese si intreccia al delirio incostituzionale, la nube minacciosa può trasformarsi in effetto deflagrante. In un Paese che ha imboccato, chissà quanto consapevolmente, una via autoritaria, capita che un raduno fascista a Predappio per commemorare il duce o la curva dell’Inter svuotata sotto minaccia degli ultrà per rendere omaggio a un pluripregiudicato appartenente a quella teppa (anche i bambini sono stati fatti uscire con la forza), diventino atti identitari e dunque per questo legittimati. Non ha goduto della stessa impunità l’occupazione di un capannone abbandonato nel modenese, dove alcuni ragazzi hanno organizzato un Rave Party per sballarsi di musica e, nel complesso, per sballarsi e basta. Senza nuocere a nessuno all’esterno. Ebbene questo episodio ha rappresentato il pretesto perfetto per inaugurare il disegno del governo contro il dissenso. Cosa c’entra il Rave Party con il dissenso? Nulla apparentemente ma nella norma anti-rave si gettano le basi per colpire manifestazioni di protesta che possono andare da occupazioni di università, scuole, proteste per questioni ambientali come ad esempio l’occupazione di terreni inquinati, i luoghi dove oggi vivono i braccianti agricoli che si trovano su terre occupate. Gli organizzatori, e potenzialmente anche i partecipanti, potranno essere intercettati. La norma lo prevede per tutti coloro che invadono “terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica”, e dunque vale anche per chi occupa un edificio nel corso di una protesta o per trovare alloggio. Purché ci siano almeno 50 persone e qualcuno stabilisca il “pericolo” della loro azione.

Si, è una norma liberticida e repressiva che addirittura prevede una pena di sei anni con introduzione di misure restrittive che si applicano ai mafiosi. Uno studente universitario fuorisede che partecipa ad un’occupazione rischia di beccarsi il foglio di via perdendo il diritto a studiare all’università. Basterà essere indagato per subire confische e misure patrimoniali che il nostro ordinamento prevede a oggi soltanto per reati di stampo mafioso.

Per il Viminale la norma non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà ma le organizzazioni internazionali, i giuristi ed eminenti costituzionalisti avvisano come la norma può essere interpretata in maniera estensiva. Una norma che allarma per la sua vaghezza, per i poteri conferiti alle forze dell’ordine 8molto più ampie di quelle previste dal codice Rocco), per la possibilità di intercettare tutti, anche i minori, e per l’applicazione ampia e arbitraria a scapito del diritto di protesta. Per l’introduzione del provvedimento si è utilizzato lo strumento del decreto malgrado non vi sia necessità e urgenza, come previsto dalla Costituzione.

Il modo in cui questa destra regressiva intende silenziare il dissenso non lascia presagire nulla di buono sotto il profilo della tenuta costituzionale. Anche se si tratta di un segnale politico all’elettorato di destra, un modo per perseguire la politica del doppio binario: da un lato la propaganda per conservare i consensi, dall’altro l’impossibilità di una discontinuità in materia economica rispetto alle politiche dei governi precedenti. Nel solco di Draghi ma con il manganello in mano. Mentre il Paese precipita nel baratro.