Piana del Sele, terreni agricoli ad alta vulnerabilità da nitrati. Regione in ritardo sulle direttive europee

In 11 comuni della Piana del Sele si registra un livello di vulnerabilità da nitrati dei terreni agricoli con conseguente compromissione delle coltivazioni. E’ quanto emerge da un indagine intitolata “Inquinamento da nitrati nella Piana del Sele: analisi tecnica e proposte politiche” realizzata dal geologo Antonio Pagnotto. L’indagine, presentata presso la Casa del Popolo di Salerno in Via Giulio Pomponio Leto 26, riguarda circa 45 mila ettari destinati ad agricoltura, monitorati dalle stazioni di monitoraggio gestite dall’Arpac Campania e dall’Autorità di Bacino Destra Sele. Tre i pozzi gravemente inquinati: due nel Comune di Capaccio (in zona Torre di Paestum e zona Laura) e uno nel comune di Eboli, che superano la concentrazione massima ammissibile dalla normativa (ovvero 50g/l), e 2 a pericolosità media nel comune di Battipaglia. Drammaticamente emerge che sono proprio i processi produttivi la causa dell’inquinamento da nitrati, con gravi conseguenze sul suolo, sul sottosuolo e sui corpi idrici superficiali e sotterranei. “La Regione Campania, applichi immediatamente il programma di azione per le zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati di origine agricola come previsto dalla direttiva 676/91/Ce – dichiara il geologo Antonio Pagnotto –  I livelli di tollerabilità dei nitrati nelle acque hanno da tempo superato i limiti stabiliti e si fa necessaria una presa di posizione forte”.

Dal Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Campania del 2005 è stato possibile desumere informazioni relative alla qualità chimica delle acque sotterranee della Piana del Sele. A questo contributo si è aggiunto quello della Commissione Ambiente e Territorio Potere al Popolo Salerno che ha estratto i dati ambientali disponibili sul sito istituzionale dell’ARPAC (http://www.arpacampania.it/web/guest/365) relativamente alle 12 stazioni di monitoraggio distribuite nella Piana del Sele. Il grado di impatto scaturisce fondamentalmente da un territorio pressoché pianeggiante caratterizzato da importanti nuclei urbanizzati, da nuclei industriali e da un’attività agricola intensiva. I comuni interessati sono 11. In ordine di vulnerabilità ai nitrati si può notare come Bellizzi detenga il triste primato con il 100% del suolo interessato da inquinamento da nitrati, segue Pontecagnano con il 96%, Battipaglia con l’87%, Eboli 85%, Capaccio Paestum 72%, Serre 71%, Altavilla Silentina 53%, Albanella 49%, Montecorvino Pugliano 39%, Montecorvino Rovella 26%, Campagna 16%. Tale classificazione scaturisce dalla verifica della concentrazione dei nitrati nelle acque dolci e lo stato trofico delle acque dolci superficiali (periodo 2012 – 2015) e delle acque di transizione e delle acque marino-costiere.

L’inquinamento da nitrati è l’ennesimo caso in cui il profitto prevale ancora sul futuro. Gravando sulle spalle dei lavoratori e danneggiando in modo irreversibile l’ecosistema. Molteplici i fattori che determinano tale condizione: l’eccessiva fertilizzazione per garantire i raccolti elevati di cereali ed ortaggi (questi ultimi spesso coltivati in serra); lo spandimento sul terreno dei liquami derivanti dai grandi allevamenti zootecnici; le pratiche agricole pericolose, come quella di lasciare il suolo spoglio di vegetazione dopo che è stato trattato con i fertilizzanti: il dilavamento del suolo da parte delle acque meteoriche incrementa l’infiltrazione dei nitrati fissati alle particelle di suolo. Tale meccanismo provoca la contaminazione delle acque sotterranee.

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