L’Immacolata Concezione, la festa che apre le porte al Natale

Tra le molte festività che ricorrono nel mese di dicembre, la prima è quella della dell’Immacolata Concezione che si celebra il giorno 8; festa nazionale religiosa e civile (le scuole e gli uffici di tutta Italia sono chiusi) che presenta un doppio volto, spirituale e tradizionale. Da un lato, infatti, per chi ha una fede viva e sentita, si tratta di una delle ricorrenze più importanti dell’anno e apre il cammino dell’Avvento, ovvero delle quattro settimane che precedono il giorno di Natale, dando inizio ad un periodo di riflessione e di gioia. Dall’altro lato, per tutti indistintamente, tale ricorrenza coincide con l’inizio simbolico del periodo delle feste natalizie ed è una delle feste più attese anche perché la tradizione vuole che sia il giorno in cui la famiglia faccia il presepe e l’albero di Natale, mentre le città e i piccoli borghi risplendono delle luci e dei colori dei mercatini. Nei secoli, con l’affermarsi del Cristianesimo, le feste popolari hanno mescolato elementi pagani e cattolici, come mostra la fusione tra il rito pagano e quello cattolico dell’Immacolata Concezione di Maria, un vero e proprio dogma della chiesa fissato da Papa Pio IX nel 1854. Considerando che Maria è stata concepita senza peccato per volere di Dio, la data della festività dell’Immacolata fu individuata in relazione alla nascita della Vergine e alla festa della Natività di Maria, fissata l’8 settembre; l’Immacolata Concezione anticipa così di nove mesi esatti la Natività di Maria. 

Le tradizioni legate a tale ricorrenza sono molto diverse da regione a regione, ma al Sud sono particolarmente vive e legate al simbolo dei fuochi e dei cosiddetti faugni. I fuochi sono falò accesi nelle strade e rimandano a diverse metafore: la luce del bambinello, il voler illuminare il cammino della Vergine Maria verso Betlemme o asciugare gli abiti freddi del Bambino Gesù, la volontà di purificarsi e di tenere lontane le tentazioni. I faugni invece sono delle grandi torce portate in processione nei vari paesi. In entrambi i casi si tratta di rituali che riuniscono attorno a sé la comunità del paese, rappresentando un momento di condivisione ed unione.  La parola “faugni” è una chiara volgarizzazione di quel fauni ignis che rimanda al cuore più oscuro del paganesimo.

L’accensione dei falò è una tradizione nazionale, ma per quanto riguarda la Campania si tratta di un’usanza che si tramanda soprattutto a Castellammare di Stabia, dove si narra le leggenda di un pescatore che venne salvato dalla Madonna, invocata in balia della tempesta, prima di perdere i sensi. Il pescatore, risvegliatosi sull’arenile di Castellammare, ebbe il solo pensiero di ringraziare l’Immacolata Concezione ed accese un falò in suo onore. 

La ricorrenza è particolarmente sentita in tutta la regione, dove si festeggia con processioni, fuochi a mare, messe cantate. Tutte le province campane durante questa ricorrenza sono animate in diversi modi da un contesto ancestrale di narrazioni, spettacoli, musica ed enogastronomia, legato indissolubilmente al rituale del fuoco e, in alcune zone, alla tradizionale processione della statua su un carro per le vie dei centri storici. Dalle falde del Vesuvio all’Irpinia, dal Sannio al Cilento: ovunque rivive, questo fine settimana, l’antica tradizione del falò. Il giorno dell’Immacolata rappresenta un’occasione per scoprire le tradizioni e i festeggiamenti, durante i quali la fede e l’arte si fondono nello scenario natalizio, insieme alla tradizione culinaria. 

Tale tradizione ritorna anche in alcuni paesi della provincia di Avellino e a Vietri sul Mare, uno dei meravigliosi paesini della Costiera Amalfitana nel quale ancora oggi la fede e la devozione per la Madonna continuano ad intrecciarsi al culto del mare. Caratteristica del posto è una processione che si snoda attraverso i vicoli del piccolo centro, in piena notte, portando la statua dell’Immacolata fino in riva al mare e passando davanti a giganteschi falò posizionati in punti strategici. La tradizione narra che le donne di questi paesi accendessero i falò per i mariti che stavano in mare a pescare. L’usanza, tramandata nei secoli, ha subito qualche inevitabile trasformazione intrecciandosi alla devozione e trasformando questi falò da luci “segnaletiche” a luci “spirituali”. 

Anche nel Cilento è particolarmente sentita l’antica arte delle fòcare: grandi fuochi che secondo la tradizione venivano accesi in particolari periodi dell’anno per propiziare l’abbondanza del raccolto. Il rito pagano è stato ripreso dalla religione cattolica in occasione della festa dell’Immacolata e della vigilia del Natale, relegando al fuoco anche il valore simbolico della luce che schiarisce le tenebre con la nascita di Cristo. Le fòcare si accendono negli spazi pubblici, nelle piazze principali o davanti alle chiese in cui la comunità si raccoglie intorno al fuoco, dando vita a significativi momenti aggregativi. Quest’evento tradizionale viene infatti organizzato da un gruppo di giovani del borgo che, con impegno e collaborazione, riescono a creare una magica e accogliente atmosfera natalizia.

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