Il cilentano Alberto Cammarano racconta “Una tradizione di famiglia”

Talento e tenacia. Sono questi gli ingredienti necessari per avere successo in ciò che si fa. Il tutto condito da una massiccia dose di dedizione. Ce lo dimostra la storia di Alberto Cammarano.

Da Salerno (precisamente Licusati), a Siena, fino a sbarcare a Milano. Sono state queste le tappe fisiche della sua strada (almeno di quella percorsa fino ad ora). Salerno, la città in cui è nato. Siena, la città in cui ha studiato Scienze della Comunicazione. Milano, la città in cui ha frequentato la Civica, la scuola di cinema di Luchino Visconti, con indirizzo “Fotografia e riprese”. Tutte queste tappe sono state fondamentali per la sua crescita. La prima gli ha permesso di maturare, di comprendere cosa volesse fare nella vita e chi volesse diventare. La seconda di acquisire aspetti teorici e capacità di analisi sulla cinematografia. La terza di affinare le tecniche già apprese a livello teorico durante il periodo universitario.

Dopo aver appreso nozioni grazie alla teoria e sperimentato grazie alla pratica, Alberto ha iniziato a lavorare in un rental (luogo in cui si affitta attrezzatura cinematografica), esperienza che gli ha permesso di conoscere disparate personalità del mondo della produzione filmica. “Ho avuto occasione di trovarmi a contatto con persone già inserite in questo mondo che mi hanno dato la possibilità di lavorare con loro, come assistente sul set, principalmente per lavori pubblicitari”: così ha commentato lo stesso Cammarano.

Ma dalla pubblicità al cortometraggio il passo è stato (piuttosto) breve. L’ultimo lavoro a cui ha collaborato, occupandosi della fotografia e delle riprese, è il corto “Una tradizione di famiglia”, diretto da Giuseppe Cardaci, che vanta la presenza della giovane promessa del cinema italiano Matilde Gioli e di Ivano Marescotti, attore rodato, che nel tempo ha collaborato con personalità del calibro di Ridley Scott, Marco Risi, Roberto Benigni e Pupi Avati. “Il progetto è stato supervisionato dal regista Silvio Soldini e da un collettivo dello IED Officine che, ogni anno, dopo una selezione, raggruppa delle troupe dando la possibilità, con un percorso formativo di eccellenza, di realizzare un cortometraggio, seguendo il tutto, dalla scrittura alla realizzazione. L’esperienza è stata molto interessante, perché ti trovi a fare dei brevi laboratori con professionisti del settore cinematografico e, passo dopo passo, costruisci quello che poi vedi sullo schermo, quindi dal soggetto alla sceneggiatura, passando per lo storyboard, dalla pre-produzione alle riprese per poi montare e fare tutta la post, come si fa normalmente per qualsiasi film. Davvero una bella esperienza”.

Ma Alberto non ha alcuna intenzione di fermarsi. Anzi, continua a correre. Ed infatti oggi sta lavorando a vari progetti, tra cui anche un cortometraggio girato di proprio pugno. “Attualmente, a parte i lavori commissionati dove metto in campo solo la mia professionalità, tipo spot e videoclip, ho in cantiere un cortometraggio che ho scritto e diretto con l’aiuto di alcuni amici, in primis Giuseppe Galato, con il quale abbiamo sviluppato storia e sceneggiatura. Sto, intanto, ultimando la scrittura di un altro progetto molto personale: il lavoro in sé cercherà, come scopo ultimo, di sensibilizzare sul fenomeno dell’immigrazione, andando ad analizzare il rapporto che c’è con il diverso. Tutta la narrazione ha atmosfere desertiche e post- apocalittiche: sarà divertente lavorarci“.

Insomma, non esiste traguardo che, con determinazione e passione, non possa essere raggiunto.

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