Frecciarossa soppressi, la lettera dei pendolari: “Scelta ai limiti della discriminazione”

La soppressione del Frecciarossa, il primo del mattino, che alle 5,20 parte dalla stazione di Salerno alla volta di Roma Termini (7,40) rischia di provocare gravi disagi ai numerosi pendolari salernitani che usufruiscono di quella tratta per raggiungere i rispettivi posti di lavoro nella capitale o nei dintorni, magari con altre coincidenze da rispettare. La rimodulazione degli orari e delle corse da parte di Trenitalia prevede, a partire da dicembre, non solo la soppressione del Frecciarossa delle 5,20, ma anche il taglio del Frecciarossa Roma-Salerno delle 17.20, il treno di ritorno per molti di coloro che partono proprio con la prima corsa del mattino. Una decisione che infligge un duro colpo al pendolarismo di quei campani che in queste ore hanno indirizzato una lettera al Presidente Regione Campania, al Presidente commissione Trasporti Regione Campania, al
Sindaco di Napoli, al Sindaco, giunta e amministrazione comunale di Salerno, a Trenitalia e alle
Ferrovie dello Stato, per chiedere il ripristino delle corse soppresse nell’orario che entrerà in vigore a partire dal prossimo dicembre.

“Siamo noi, quelli del treno delle 5:20. Quel ‘convoglio’ che ogni mattina, prima ancora delle luci dell’alba, apre le porte a centinaia di lavoratori di sangue salernitano e partenopeo che approda a Roma per svolgere il proprio lavoro. La Città eterna che ‘scorgiamo’ solo dalle fermate della metro, la città a cui doniamo le nostre energie e dalla quale ci stacchiamo per far ritorno a casa ogni sera. Ogni sera! Sì, siamo pendolari! I pendolari che, ogni giorno, fanno la ‘spola’ tra Roma e Salerno/Napoli, macinando centinaia di chilometri pur di tornare a casa dai propri cari ogni notte. Ogni notte!
Siamo quelli che alla notizia della ‘soppressione’ del treno Freccia Rossa delle 5.20 da Salerno e, non bastasse, della Freccia Argento delle 17:28 (Roma-Reggio Calabria) hanno sbarrato gli occhi e, increduli, hanno cominciato a chiedersi il perché di una scelta tanto scellerata, irrazionale, incongrua e irrispettosa ai limiti della discriminazione!
Siamo quelli che, puntuali, affollano le biglietterie e i terminali a partire dal 26 di ogni mese per acquistare l’abbonamento: un abbonamento che, per quanto oneroso, è l’unico lasciapassare per una scelta di vita che somigli quanto più possibile alla normalità.
Siamo quelli che ragionano ‘al netto’: il nostro stipendio, il nostro guadagno, è sempre al netto delle spese di trasporto.
Siamo quelli che, sulla fredda banchina di una stazione ancora immersa nel buio, si salutano comunicandosi i reciproci impegni di una giornata ancora da iniziare, per poi prendere posto e chiudere gli occhi nella speranza di riuscire a rubare qualche minuto di sonno a una notte troppo breve.
Siamo quelli del PNR a memoria.
Siamo quelli additati come ‘classici meridionali scansafatiche’, ché mica sappiamo che significa il sacrificio?
Siamo quelli che, ingenui, hanno creduto che nel 2019 potesse esistere un’Italia ‘vicina’, con una ‘Roma dietro l’angolo’, senza necessità di preparare la valigia di cartone per lavorare a 300km da casa.
Siamo quelli che organizzano la cena dal treno, affidandosi all’aiuto di ‘collaboratori’ improvvisati.
Siamo quelli che portano le mozzarelle ai colleghi, per far capire quanto è buona Salerno.
Siamo quelli che si offendono se il collega romano non fa colazione con la sfogliatella napoletana comprata per dimostrare che il maritozzo ‘nun è all’altezza’.
Siamo quelli che in borsa portano la toga per difendere concittadini campani innanzi al Supremo Collegio che, grazie al treno delle 5.20, è raggiungibile in perfetto orario per sfoderare la difesa elaborata dai legali della eccellente scuola di diritto napoletana, con il sudore e la perizia che da sempre ci contraddistingue.
Siamo i docenti che donano agli studenti romani competenza e cuore con quel tono simpatico e quell’accento caratteristico che tradisce un animo verace, che rende un insegante maestro di vita.
Siamo quelli che a lavoro ‘timbrano’ prima dei colleghi romani ché ‘il lavoro è ‘na cosa seria’.
Siamo funzionari di una P.A. che lavora per aiutare il cittadino, qualunque sia il CAP di appartenenza.
Siamo quelli che i conti li hanno fatti bene: si sacrificano, viaggiano per un tempo quasi pari alla durata della giornata lavorativa pur di respirare l’aria di Napoli, ammirare i riflessi del mare di Salerno; pur di tornare a casa, la propria, che non sia una fredda stanza presa in affitto accanto al luogo di lavoro; pur di dormire per poche ore abbracciati a un figlio che preferisce vederti solo di sera piuttosto che accompagnarti al treno la domenica per riabbracciarti il sabato successivo.
Siamo quelli che si sono messi in gioco e continuano a farlo giorno dopo giorno, alba dopo alba, sfidando i binari che si sciolgono come fili di una matassa al passaggio della Freccia e che, a guardarli da lontano, tessono la trama di una vita onesta. Una vita che non ci faremo rubare da nessuno.
Siamo quelli che le tasse le versano nelle casse della Regione Campania, dei Comuni di Napoli e Salerno.
Siamo quelli che votano per l’elezione dei consigli comunali e regionali Campani.
Ed è da queste istituzioni che pretendiamo aiuto e, sì, lo ammettiamo, rispetto! Noi siamo i figli del Vesuvio, i concittadini di Arechi. Noi siamo occhi rivolti al mare, il nostro, mani sporche della terra lavorata dai nostri avi. Noi siamo quelli che portano lustro alla Campania, dimostrando al di là dei confini regionali quanto possiamo essere produttivi e professionali.
E, cara Trenitalia, noi siamo il motore che traina i vostri convogli, non una zavorra da scaricare al primo angolo! Noi siamo l’energia che accelera il futuro, non parassiti che occupano poltrone.
I pendolari delle 5.20 di rispetto si nutrono e rispetto pretendono! “

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